Prefazione di Morin
Comprendere il nostro tempo significa comprendere la globalizzazione dell'avventura umana fatta di interdipendenze politiche, economiche, sociali, culturali, religiose.. C'è bisogno di una conoscenza transdisciplinare, di un pensiero complesso, a partire dalla comprensione della complessità umana. Bisogna diventare consapevoli di una comunità di destino tra tutti i popoli della terra.
Capitolo 1
Per i dotti dell'umanesimo e del Rinascimento la civiltà europea si basava su 4 pilastri: le 3 grandi tradizioni monoteistiche e la sapienza degli antichi greci e latini. L'umanesimo non si riduceva ad essere una replica formale dei modelli classici. Disegnava, piuttosto, un nuovo modello di umanità, caratterizzata dall'accettazione reciproca. L'immagine di "nani sulle spalle di giganti" era utilizzata per delineare un'idea di progresso legata alla riflessione sul passato. La storia umana è fatta di 3 grandi globalizzazioni. La prima risale a quando le prime tribù di cacciatori raccoglitori hanno iniziato a migrare dalla savana dell'Africa meridionale verso ogni angolo della terra. La seconda, che si avvia con l'invenzione dell'agricoltura e la rivoluzione demografica, ha visto, invece, modificarsi le modalità del popolamento terrestre, da diasporico a convergente. La terza, con l'avvento della modernità e il crollo delle separazioni tra le popolazioni umane, ha impresso una tremenda spinta verso l'omologazione delle culture. Nel 1648 la firma della pace di Westfalia poneva fine alle guerre di religione e all'unità di culto dell'Europa centro-occidentale. La religione di stato si trasformò in religione dello Stato, in stato-latria. Lo stato nazionale non ebbe più bisogno di legittimazioni esterne, non ebbe più poteri sopra di sé.
Capitolo 2
Nella storia moderna degli stati europei, l'idea di cittadinanza nazionale è sfociata nell'idea che le relazioni di solidarietà dovessero riguardare quasi in forma esclusiva i cittadini di una medesima nazione, legati da una storia e da un comune sentire. La visione dello stato nazionale sovrano ha accompagnato l'espansione politica, economica e culturale delle grandi potenze europee che ha raggiunto il suo apice alla fine dell'800 e all'inizio del 900. Dalle devastazioni della guerra civile europea che ha visto susseguirsi la prima e la seconda guerra mondiale emerse il nucleo di una inedita comunità di destino sia tra i popoli europei che tra tutti i popoli della terra. Si affaccia la nuova idea che le solidarietà interne possono essere mantenute solo a patto di riannodare solidarietà esterne. Non è più tempo di omologazione, ma di valorizzazione delle diversità, non il gioco a somma zero della guerra, ma il gioco a somma positiva della condivisione. L'Europa nasceva sulla base degli ideali di democrazia e del rispetto dei diritti umani, con la sfida di coniugare l'uguaglianza dei diritti a fronte della diversità delle culture e dei progetti di vita. Per sentirsi parte di una comunità non basta la condivisione di lingua, religione, costumi. Occorre condividere una comunità di destino, degli stessi pericoli e degli stessi problemi di vita e di morte. Il nostro comune destino, per essere positivo è legato al fatto che condividiamo principi, strategie e azioni. Il vero conflitto dei nostri giorni è tra chi ritiene che la diversità sia un valore e chi ritiene che sia un'impurità da eliminare attraverso la violenza. L'Europa deve avere una politica estera e di difesa comune, energetica, fiscale, di accoglienza, giustizia sociale. La crisi della democrazia è intrecciata con una più radicale crisi del pensiero politico (ndr in cui difettano sia le basi scientifiche che quelle filosofiche). C'è bisogno di visione, cultura, consapevolezza della nuova condizione umana globale. La nostra Europa non è né una moneta né un territorio: è una civiltà. Una civiltà che si lascia soggiogare dall'invadenza di un'economia pseudoscientifica che ripete in modo ottuso i mantra della competizione della crescita, ammaliata da una finanza rapace e irresponsabile. Negli ultimi decenni la storia non va verso il progresso garantito, ma verso una straordinaria incertezza.
Capitolo 3
La modernità nacque da una serie di scoperte che infransero lo spazio cognitivo precedente. Determinanti furono la scoperta del pianeta terra nel trentennio che va da Colombo a Magellano, e di un cosmo completamente diverso. Nacque, poi, la scienza moderna con il suo ideale dell'oggettività razionale, espressione di un osservatore astratto e disincarnato. La conoscenza si definisce come un'impresa cumulativa realizzabile attraverso la collaborazione di tanti individui e gruppi. Dagli inizi dell'800 al novecento inoltrato la ritirata nei recinti degli specialismi ha funzionato. Il momento critico si presentò con le controverse interpretazioni da fornire a taluni sviluppi della fisica subatomica, imprevisti e spiazzanti. Non tutti i sistemi dell'universo sono di un unico tipo (e, in base al teorema di incompiutezza di Godel, non esiste un sistema assiomatico completo perché al suo interno esiste sempre una qualche proposizione indecidibile). Non tutti sono semplici, lineari, prevedibili e descrivibili sulla base di leggi universali, astoriche, deterministiche. La visione della scienza classica non esaurisce la visione scientifica del mondo. Il caso, la contingenza, la località, la temporalità e il disordine rivelano la molteplicità delle architetture del cosmo. Complesso deriva dal latino: plexus (intrecciato) cum (insieme): intrecciato insieme. Che caratteristiche hanno i sistemi complessi? 1 non sono direttamente spiegabili dalle proprietà delle singole parti che li compongono 2 le componenti sono spesso sia numerose che diversificate e la densità delle loro relazioni deve superare una soglia critica 3 quindi un sistema complesso è un sistema reticolare 4 sono sistemi non lineari nel senso che piccole perturbazioni possono generare effetti macroscopici e globali 5 per questo motivo la loro evoluzione può essere caratterizzata da discontinuità. Quindi, tutti i sistemi complessi hanno una propria storia e 6 perciò le proprietà dei sistemi complessi sono esiti di un intreccio di leggi e di storia, di principi generali e di singolarità uniche (contingenza) Solo una parte minoritaria del Dna che costituisce un gene ha la funzione di codificare le proteine (queste sezioni sono definite esoni). Il resto delle sequenze che compongono un gene è costituito, invece, da introni, ossia sezioni ridondanti. Per di più, la maggior parte del Dna di un genoma non è fatta di geni veri e propri, ma è Dna ridondante. Il materiale ridondante non ha nulla a che vedere col materiale di rifiuto, ma con materiale di riserva, pronto per essere reinterpretato e riutilizzato. Le leggi non indicano necessità, ma vincoli che canalizzano gli stati di cose future in modo più o meno rigido. La storia naturale è una storia di possibilità che si sono realizzate. NDR non c'è nulla di prescrittivo o deterministico nell'evoluzione della storia dei singoli e dell'umanità. Ci sono, se mai, dei vincoli che incanalano gli eventi in certe direzioni con gradi diversi di probabilità. Perché è avvenuto questo, pur essendo possibile che le cose andassero diversamente? Le generalizzazioni nello studio della storia naturale devono sempre tenere conto della irriducibile dipendenza dal contesto in cui si verificano gli eventi... Grazie agli sviluppi scientifici e tecnologici, la natura è entrata nell'ambito delle responsabilità umane. Ciò richiede la fondazione di una nuova cultura etica e politica che permetta di comprendere e governare questi sviluppi e le loro applicazioni. Le conseguenze della azioni umane si potenziano e dilatano nello spazio (dimensione globale) e nel tempo (..le generazioni future). La tecnica non è più considerabile eticamente neutrale né verso l'ambiente esterno, né verso l'ambiente interno (la natura umana). La ricerca del bene non può più essere ristretta alla sfera delle relazioni inter-personali. Scienza, etica e politica devono dialogare tra loro. Emerge l'esigenza non solo di rispettare, ma anche di rendere feconda la molteplicità irriducibile dei punti di vista. NDr non si può affrontare un problema facendo leva su un fondamento assoluto. Un tempo lo stato nazionale era quasi il committente esclusivo degli scienziati. Oggi, i privati sono diventati i principali finanziatori della ricerca scientifica e tecnologica. Ciò ha favorito l'innovazione, ma anche l'efficienza a scapito dell'efficacia e dell'equità, i risultati a breve termine a scapito di quelli a lungo termine, ha ostacolato gli approfondimenti. I valori economici assumono la priorità. Oggi, senza democrazia cognitiva non può esserci autentica democrazia politica. Le scienze trasversali come la teoria dei sistemi e le scienze dei sistemi complessi propongono interconnessioni tra organizzazione cellulare, organizzazioni umane e sociali. Le attuali organizzazioni del sapere sono, invece, a compartimenti stagni. Occorre ristrutturare le nostre mappe cognitive.
Capitolo 4
L'essenza della formazione consiste nell'apprendere ad apprendere. Significa passare dal non sapere di non sapere (uno stadio inerziale, privo di motivazioni) a uno stadio superiore di conoscenza, quello socratico: al sapere di non sapere. La frammentazione dei saperi è il principale ostacolo alla comprensione dei problemi nella loro complessità. La scuola deve formare alla capacità di dare senso alla molteplice varietà degli apprendimenti. I problemi vanno riformulati con prospettive multi-inter-trans disciplinari. Le capacità di una persona non sono astratte e statiche, ma si costruiscono in funzione dei contesti e della rete di relazioni cui può accedere. I contesti scolastici di apprendimento devono essere contesti di socializzazione perché non c'è apprendimento senza una continua socializzazione. Si impone la necessità di un apprendimento duale: sviluppare contemporaneamente capacità adatte ai tempi brevi (formazione per il lavoro, ritagliata sulle esigenze del mondo del lavoro, sulle caratteristiche del posto lavorativo) e capacità adatte ai tempi lunghi (life-long learning è una formazione ritagliata sulle caratteristiche delle persone). Il problema da affrontare non è tanto il cambiamento in sé, ma il cambiamento del cambiamento, la sua discontinuità, accelerazione, imprevedibilità. Un interessante modello di sviluppo è rappresentato dalla curva sigmoide, in cui si alternano a una lunga fase di crescita lenta una crescita esponenziale caratterizzata da una brusca impennata verticale e una fase di crescita sempre più debole. Dobbiamo valorizzare la diversità tra gli esseri umani e anche quelle insite in ogni essere umano, che è una confederazione di anime diverse. Educare alla cittadinanza significa educare alla condizione umana nell'età globale, educare alla complessità.
Capitolo 5
L'impatto provocato dall'umanità sull'evoluzione del clima e degli ecosistemi è un fatto inedito nella storia naturale. E' nata una comunità planetaria fatta da una fitta rete di interazioni che influenza la vita quotidiana di ogni essere umano. Il rischio nucleare si è diffuso poiché più nazioni hanno avuto accesso alle tecnologie della distruzione atomica. Anche il rischio ambientale è aumentato soprattutto a causa del riscaldamento globale. Siamo entrati nell'età dell'antropocene in cui risultano evidenti, nella loro drammaticità, le influenze umane distruttive sull'ambiente. Dobbiamo essere consapevoli di far parte di una comunità di destino in cui devono prevalere relazioni cooperative. In cui i giochi a somma nulla vanno sostituiti con i giochi a somma positiva. Alla lunga, si perde o si vince tutti insieme. La democrazia, i diritti umani e, in particolare, i diritti alla diversità degli individui, così come negli individui, delineano le più significative prospettive universali che devono ispirare la nostra visione del futuro. Tutti gli esseri umani condividono, nel corso di vita di poche generazioni, gli stessi problemi di vita e di morte. La consapevolezza di una interdipendenza planetaria deve comportare la costruzione di una civiltà planetaria che sappia rispettare la dignità dei suoi membri e vivere in pace.