Harari Y.N. Homo Deus Breve storia del futuro. Bompiani, Firenze 2017


1 Il nuovo programma dell'umanità

 Abbiamo assistito a progressi straordinari riguardo a carestie, pestilenze, guerre.. Ad esempio, le carestie, là dove sussistono, non possono definirsi naturali. Sono, se mai, "politiche". Le malattie infettive mietono molte meno vittime, grazie al miglioramento delle condizioni igieniche, abitative, nutrizionali. E grazie anche a vaccini e antibiotici. Nel 1979 è stato eradicato il vaiolo dalla faccia della terra. Nel 1981 ci sono voluti 2 anni per scoprire la causa dell'Aids e le modalità di trasmissione. Ce ne sono voluti, poi, solo 10 per trasformare l'Aids da malattia letale a malattia cronica tramite l'impiego di farmaci anti-retrovirali. Anche le guerre e le violenze si sono drasticamente ridotte. Mentre nelle società agricole la violenza provocava la morte del 15% della popolazione, all'inizio del 2000 è responsabile solo dell'1% della mortalità globale. Ci sono più suicidi nel mondo che vittime di guerre o di crimini. Siamo agli albori di una nuova era di paradiso in terra? La felicità umana non dipende dalle condizioni obbiettive né dai risultati raggiunti, ma dalle attese che si nutrono. Anche se i risultati nel campo di pestilenze, carestie, violenze fanno ben sperare, sappiamo già che non ci accontenteremo e ci porremo obbiettivi più ambiziosi che rimpiazzeranno quelli già raggiunti. NB non ci accontentiamo per via di meccanismi fisiologici determinati dal processo evolutivo. La sazietà ci appaga solo temporaneamente. Lungo millenni caratterizzati da scarsità dovevamo accumulare il più possibile nei rari momenti di abbondanza. Il sistema biochimico ricompensa con dopamina (circuito prosencefalico del piacere) e endorfine le azioni che favoriscono la sopravvivenza e la riproduzione. Prima di tutto dovremo rendere la crescita sostenibile, affrontando seriamente i problemi dell'inquinamento, del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Poi mireremo all'immortalità, alla felicità e alla divinità. Nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo si stabilisce che il diritto alla vita è il valore fondamentale dell'umanità. Oggi, quindi, la morte è vista non più come un mistero metafisico, un passaggio che dà un senso alla nostra esistenza perché dipenderà dalla qualità delle nostre azioni la dannazione o la beatitudine eterna nella vita ultraterrena. Oggi la morte, in questa società secolarizzata, è diventata un problema tecnico dovuto a un qualche guasto della macchina corporea. Affrontare e risolvere il problema della disuguaglianza nel contesto culturale odierno non è molto allettante. Sconfiggere la morte lo è molto di più. Già nel XX secolo abbiamo quasi raddoppiato l'aspettativa di vita. Non è stato molto difficile perché si moriva, soprattutto, per malattie infettive e nei primi anni di vita. Anche anticamente si poteva vivere fino a tarda età. Michelangelo morì a 88 anni. Se si considera la nostra fede nella sacralità della vita, la direzione della ricerca scientifica insieme con le necessità dell'economia capitalistica che si regge sul continuo incremento della produzione e del consumo, la guerra contro la morte diventa uno scenario molto realistico per la nostra società. Quale mercato più allettante può esistere rispetto a quello dell'eterna giovinezza. Se l'economia necessita di una crescita infinita ha bisogno di progetti infiniti. Per Epicuro la ricerca della felicità era un impegno individuale, riguardava la sfera intima. Per i filosofi moderni, invece, è diventato un progetto collettivo. Lo Stato, il mercato, la comunità scientifica, la società, le istituzioni, tutti devono concorrere al suo raggiungimento. L'indicatore più usato per misurare il risultato di questi sforzi, il successo delle nazioni è stato il Pil. Ma, come sosteneva Epicuro, la cieca rincorsa del denaro, così come della fama, del piacere rischia, piuttosto, di renderci infelici: ndr lo Stato per creare le condizioni più idonee a far sì che la ricerca della felicità sia coronata da successo deve promuovere la riflessione sulla "vita buona". Non deve solo preoccuparsi del livello di ricchezza materiale. Meno ancora deve limitarsi al Pil pro-capite. Deve preoccuparsi anche della sua distribuzione e attenuare le disuguaglianze. Il segreto della felicità non è riposto nei risultati raggiunti, né nel percorso che si compie, ma da un sapiente dosaggio di eccitamento e tranquillità. La maggior parte di noi, invece, tende a rimbalzare dallo stress alla noia. C'è il rischio che si punti alla ricerca della felicità non tramite la politica e le riforme sociali, ma tramite le manipolazioni biochimiche. Buddha suggerisce, invece, di controllare la fame di sensazioni piacevoli affinché non siano loro a prendere il controllo delle nostre esistenze. La scienza conta, invece, sulla ingegneria genetica per riscrivere il codice genetico e sulla ingegneria bio-medica per inserire nel nostro corpo parti non organiche come mani bioniche, occhi artificiali, nanorobot che navigheranno nel nostro sangue. Ma ciò potrebbe portare a un progressivo  cambiamento dell'essere umano, fino a quando cesseremo di essere umani. Se la riproduzione sessuale è una lotteria, perché non truccarla? Si possono selezionare le uova fecondate migliori (selezione) si possono sostituire i tratti genetici difettosi, oppure si può correggere il codice genetico dotandolo dei tratti migliori (un sistema immunitario più resistente, una memoria più forte, un aspetto più attraente..). Tutto questo rappresenta una previsione storica, non la visione di un manifesto politico. E' un contributo per la discussione delle scelte che siamo chiamati a fare, per cercare di modificare una traiettoria che sembra delinearsi con aspetti più o meno inquietanti. Al contrario degli eventi atmosferici che non vengono condizionati dalle nostre previsioni, il corso della storia umana reagisce alle previsioni, a ciò che sembra delinearsi come promessa o come minaccia. Cercheremo di allontanare le minacce e di promuovere le opportunità. Se vogliamo che le cose cambino, la storia va rinarrata. Va spiegato che la nostra situazione presente non è il frutto di un destino più o meno crudele, né è destinata a durare per sempre. Le cose possono andare diversamente. La storia rinarrrata ci aiuta a immaginare scenari futuri alternativi. 


2 Antropocene  

Viviamo nell'epoca dell'olocene. Tuttavia, sarebbe meglio chiamare questo periodo degli ultimi 70000 anni col nome di antropocene poiché gli umani sono diventati i più importanti attori di cambiamento dell'ecosistema globale. I sapiens hanno abbattuto le barriere che dividevano la Terra in nicchie ecologiche indipendenti. La Terra è diventata, per la prima volta, un ecosistema globale. I cacciatori-raccoglitori avevano già portato all'estinzione il 50% di tutti i mammiferi terrestri prima che si coltivasse il primo campo di frumento. La loro era una religione animista. Parlavano con gli animali, gli alberi, le pietre. Tra umani, animali e piante non esisteva una differenza sostanziale. Il mondo apparteneva a tutti i suoi abitanti che si attenevano a una serie di regole comuni per convivere in armonia. Le sensazioni ed emozioni sono algoritmi biochimici comuni a tutti i mammiferi. I mammiferi sono talmente legati alla loro prole da permettere di succhiare il nutrimento dal loro corpo. I mammiferi non vivono solo di cibo, vivono anche di relazioni emotive. L'invenzione dell'agricoltura rappresentò una rivoluzione sia economica che religiosa. Nel passaggio dalle religioni animiste a quelle teiste il palcoscenico del mondo ha ridotto gli attori a 2 personaggi principali: l'essere umano e Dio. Ndr NON C'ERA nulla di più funzionale, per società fortemente gerarchiche, di imporre un'autorità suprema che coincidesse con l'autorità civile (es, il faraone) e, in qualche modo, la legittimasse. La rivoluzione scientifica ha estromesso dalla scena anche Dio. Nascono le religioni umanistiche in cui gli uomini hanno preso il posto degli dei. Si arriva all'adorazione dell'uomo, fonte di tutti i significati e dell'autorità nell'universo. La natura può essere soggiogata per soddisfare i suoi desideri.


 3 La scintilla umana

Cosa abbiamo di diverso rispetto agli altri mammiferi? Forse autocoscienza e libero arbitrio. Siamo anche in grado di fabbricare strumenti. Il cavallo Hans nel 1907 non aveva eccezionali capacità di calcolo, ma sapeva interpretare meravigliosamente bene il linguaggio del corpo. Il fattore cruciale che ci ha portato al dominio del mondo è stata la nostra abilità a connettersi gli uni con gli altri, a cooperare in modo molto flessibile. Siamo in grado di tessere una rete inter-soggettiva di significati: una rete di leggi, forze, entità e luoghi che esistono solo nella nostra immaginazione condivisa. Si pensi alle crociate, al comunismo, all'andare in guerra, al terrorismo... Se vogliamo comprendere il nostro futuro non basta decriptare genomi. Dobbiamo anche decifrare i costrutti ideologici che danno senso al mondo. Ndr vedi l'epidemiologia delle idee: quali sono i fattori che consentono a certe idee di diventare rappresentazioni condivise capaci di trainare tante persone verso gli obbiettivi più nobili o, all'opposto, nelle direzioni più abominevoli? 


4 I narratori

In confronto con gli altri animali non abbiamo solo esperienza della realtà esterna oggettive e di quella soggettiva, fatta di paure, ansie, desideri, piacere. Facciamo anche esperienza di realtà più o meno inventate. Siamo capaci, infatti, di narrazioni. Padroneggiamo l'arte di ricostruire la realtà piegandola ai nostri desideri, alle nostre convinzioni. Siamo in grado di inventare teorie, leggi e regole coerenti con i nostri interessi. I gruppi più potenti riescono a imporle a tutti gli altri manipolando, tramite l'aiuto dei mass media, l'opinione della maggioranza e ottenendo, così, il consenso dei più sui modi in cui vengono rappresentati la vita e il mondo. Le nuove tecnologie amplificano queste potenzialità e consentono alle ricostruzioni della realtà di diventare più persuasive. Tutto questo, da un punto di vista storico, non ha riguardato tanto le tribù dei cacciatori raccoglitori. E' diventato più importante con l'invenzione dell'agricoltura, circa 12000 anni fa. A quel punto, le reti sociali che potevano essere influenzate in modi molto diversi da narrazioni alternative non si limitavano a nuclei di poche decine di unità, ma potevano raggiungere la massa di diverse migliaia di persone. Un punto di svolta, in queste dinamiche, si è presentato in coincidenza con l'invenzione della scrittura e del denaro ad opera dei Sumeri circa 5000 anni fa. Si poterono costruire dighe sui grandi fiumi, edificare opere colossali, arruolare eserciti, raccogliere tributi, organizzare ingenti masse di lavoratori. Il tutto in nome di Dio, di un'autorità riconosciuta, di una tradizione, di una religione, di un ideale supremo. Dal 1958 al 1961 la Cina di Mao decise di intraprendere il "grande balzo in avanti" e diventare una super-potenza. Ciò provocò la maggior carestia della storia, con la morte di decine di milioni di cinesi. Il linguaggio scritto può diventare un mezzo potente per rimodellare la realtà a proprio piacimento. Quando le burocrazie si potenziano in eccesso diventano incapaci di riconoscere gli errori e di correre ai ripari. Invece di modificare le loro narrazioni per adattarle alla realtà, modificano artatamente la realtà affinché corrisponda con i loro racconti. Le potenzialità cooperative delle reti sociali si basano su un delicato equilibrio tra verità e finzione. Non si può distorcere troppo la verità perché si rischia di non essere più credibili. Ma non si può nemmeno rinunciare alla capacità attrattiva di un qualche mito fantasioso perché si rischia di non riuscire a trascinare con sé le masse. Le narrazioni immaginifiche ci consentono di cooperare meglio. Ma a seconda del modo in cui le storie vengono costruite, determinano gli obbiettivi dell'agire collettivo. L'identificazione dell'autorità politica col proprio dio, nella figura del faraone, permise all'Egitto di elaborare un sistema di tassazione, di costruzione di opere pubbliche e di agricoltura all'avanguardia nelle antiche civiltà fluviali. Ma che impatto ebbe, tutto questo, nella vita concreta degli egiziani? Nonostante i progressi tecnologici e scientifici, ancora fino alla metà dell'800 la vita di un contadino o di un operaio in una fabbrica era peggiore della vita di un membro di qualsiasi tribù di cacciatori raccoglitori. Faticava di più,  il lavoro era mentalmente meno gratificante, si nutriva peggio, subiva condizioni igieniche più scadenti. Quando le società umane vengono costruite sulla base di entità fittizie, valutano il loro successo secondo la prospettiva di quelle stesse entità fittizie, sulla cui base sono state costruite. L'impegno è stato concentrato nell'accrescere la gloria di entità immaginarie, non di esseri senzienti. Una società fondata sulla religione ha successo se vengono rispettati i comandamenti divini; una società fondata sul capitalismo ha successo se aumenta il suo Pil; una società basata su mire espansionistiche ha successo se conquista altri territori e amplifica i suoi confini. Ma le società hanno un successo autentico solo quando le persone che le compongono godono di un benessere diffuso, non sono sofferenti. Le narrazioni, però, non sono di per se stesse malefiche. Sono solo strumenti. Sta a noi inventarle affinché siano al servizio degli esseri umani. Non dobbiamo sacrificare le nostre vite al loro servizio. L'etica pubblica, le dichiarazioni universali dei diritti umani, le finalità sancite dall'Onu, le religioni e la scienza possono aiutarci a costruire delle storie che siano funzionali al benessere dell'umanità nel suo complesso. 


5 La strana coppia 

Ma quale rapporto intrattiene la scienza con la religione? Prima di tutto occorre considerare che esistono modi diversi di intendere la religione. Spesso la religione viene confusa con la fede in una determinata divinità e la credenza in forze soprannaturali. In questa veste la religione si trasforma in una narrazione globale che si propone di conferire legittimità ultraterrena a leggi, norme e valori umani. Così intesa ha poco a che fare con la ricerca della verità. Molto di più, invece, ha a che fare col mantenimento dell'ordine sociale, poiché questo riflette leggi trascendenti (secondo ebrei, cristiani, induisti, musulmani), oppure leggi naturali, secondo buddhismo, taoismo, comunismo, nazismo, liberalismo. La religione può, però, essere intesa anche come un cammino di spiritualità, alla ricerca di risposte a domande profonde sul significato della vita, sul bene ecc.. Intesa così, la religione non è interessata a consolidare l'ordine sociale. Piuttosto, tende a sfidare le convenzioni tradizionali e le strutture del potere. I cammini di spiritualità propri di un diverso modo di concepire la religione possono agire in simbiosi con la scienza. Quest'ultima può, infatti, indirizzarci verso la verità dei fenomeni naturali. I percorsi della spiritualità si sovrappongono a quelli tipici della strategia dell'equilibrio riflessivo e possono, dal canto loro, suggerire il significato dei fatti e indicare come comportarsi per fare il bene, quali priorità affrontare. Scienza e coscienza (spiritualità) insieme concorrono a raggiungere gli scopi più importanti dell'esistenza umana. A patto che le società non vengano irretite da narrazioni globali che mettano al centro dei loro interessi entità fittizie (Dio, Pil, denaro, nazione...) E a patto che la scienza non sia corrotta dal potere. Potremmo anche pensare che la scienza abbia l'ultima parola. Se, ad esempio, concordassimo sul fatto che tutte le religioni tendono a massimizzare la felicità umana e minimizzare le sofferenze (come fa l'utilitarismo), allora sarebbe la scienza, tramite le analisi della teoria dell'utilità attesa, a dirci cosa e come fare. Ma esistono, purtroppo, problemi di misurazione. NDR comunque qualche suggerimento può esserci dato, benché la soluzione dei nostri problemi superi i calcoli dell'utilità attesa. Oggi, la società moderna crede in un nuovo tipo di religione: l'umanesimo con i suoi dogmi. 


6 Il moderno patto di alleanza 

Prima dell'età moderna si pensava che ogni essere umano avesse un suo specifico ruolo predefinito in un grandioso progetto cosmico. Ognuno doveva restare al suo posto per contribuire alla realizzazione di un ideale di ordine e armonia. Questo comportava, in parte, la rinuncia della propri libertà, ma conferiva senso alla vita di ogni uomo. Oggi sappiamo che l'evoluzione non è finalizzata al raggiungimento di un determinato scopo ultimo, ma semplicemente è guidata dalla legge della sopravvivenza del più adatto, in base a date condizioni ambientali. Non crediamo più negli scopi, ma solo nella causalità. Non siamo vincolati a un ruolo predefinito. L'unica cosa in cui sembra credere la cultura moderna è che la crescita economica sia essenziale affinché ogni essere umano possa realizzare i suoi obbiettivi. Lo pensano i comunisti, i liberali, i musulmani. Questa attenzione rischia di far trascurare il problema del degrado sociale e dell'inquinamento ambientale. E' vero che il mondo è diverso da una torta con dimensioni fisse. Oltre la materia e l'energia, che sono esauribili, c'è, infatti, anche la risorsa della conoscenza che cresce sempre di più. Comunque, l'idea di una crescita infinita è incompatibile con la finitezza del nostro pianeta. Nonostante il trionfo del capitalismo e del libero mercato, moralità e compassione non si sono del tutto assopiti. Questo è avvenuto grazie alla comparsa di una nuova religione: l'umanesimo.


 7 La rivoluzione umanista 

L'antidoto a un'esistenza priva di senso è stato offerto dall'umanesimo. Esso ha capovolto i ruoli. Non è la divinità o il cosmo a dare un senso alla vita, ma sono le esperienza interiori degli esseri umani che imprimono un significato alla loro esistenza e all'intero universo. Nell'etica il motto umanistico è: "se ti senti bene, fallo". Nella politica è: "l'elettore sa cosa è meglio fare". Nell'estetica è: "la bellezza è nell'occhio di chi osserva". Nel libero mercato è: "il consumatore ha sempre ragione". Ndr questa libertà vertiginosa può recare molti inconvenienti se non si attribuisce l'importanza dovuta ai processi di educazione della coscienza, cioè alla costruzione di sistemi emozionali maturi grazie ai quali si gioisca per le cose nobili e ci si rattristi per quelle vili. Dalle emozioni unite ai commenti di chi ci accompagna amorevolmente nel nostro sviluppo nascono i sentimenti e le passioni. Vedi l'importanza di dibattere sulle diverse concezioni di vita buona. L'umanesimo si diversifica a seconda delle differenti concezioni dell'essere umano. L'umanesimo ortodosso coincide col liberalismo. L'uomo è un individuo. L'umanesimo socialista coincide col socialismo. E' la società che crea l'essere umano, per cui è il partito a sapere cosa sia meglio fare in politica, e il sindacato a decidere meglio in economia. L'umanesimo evoluzionista coincide col nazismo... Non tutte le esperienze umane sono di pari valore. Le uniche che contano sono quelle di esseri umani superiori, appartenenti a una razza eletta. Sia liberali che socialisti hanno sovvertito le regole della selezione naturale e provocato la degenerazione dell'umanità. L'umanesimo ha sacralizzato la vita, le emozioni e i desideri degli esseri umani. Non stupisce, perciò, che la nostra civiltà umanistica ambisca a massimizzare l'attesa di vita, la felicità e il potere dell'uomo. 


8 Una bomba a orologeria in laboratorio

 Il liberalismo attribuisce tanto valore alla libertà perché crede nell'importanza del libero arbitrio. Ma il libero arbitrio, purtroppo, è tutt'altro che libero. Le nostre scelte sono condizionate dal genoma, dalle connessioni tra i neuroni del nostro cervello, dagli stimoli ambientali e dalle interazioni che si sono sviluppate, nel corso della nostra esistenza, tra questi diversi fattori. Non abbiamo la facoltà di affrancarci completamente da vincoli biologici e culturali, nemmeno tramite la riflessione. Le scelte non sono mai libere, ma nemmeno possono essere ipotizzate come eventi deterministici o casuali. Sono, piuttosto, configurabili come eventi probabilistici. La confusione può nascere se facciamo corrispondere col libero arbitrio la capacità di agire secondo i nostri desideri. Di questa capacità siamo senz'altro dotati. I nostri desideri, però, non li scegliamo noi liberamente. Ci limitiamo ad avvertirli e a comportarci in coerenza con essi. Questa consapevolezza più lucida sul libero arbitrio pone problemi per quanto riguarda la colpa, le punizioni e le funzioni del carcere. La scienza non si limita a confutare le nostre ipotesi sull'esistenza del libero arbitrio. Rifiuta anche la concezione dell'essere umano come individuo, un essere compatto nelle sue certezze e convinzioni. In realtà, siamo confederazioni di anime diverse, talvolta in conflitto tra loro. Una caratteristica distintiva dell'essere umano è la volontà d dare un senso alla propria vita cercando di essere coerenti con la propria storia. 


9 La grande separazione

 Il liberalismo incontrerà, quindi, più difficoltà in avvenire. L'etica basterà, da sola, ad esempio, a tutelare la salute e, in generale, i diritti umani? Come salvaguardare il diritto sociale al lavoro? Come impiegare gli individui "superflui". (Ndr per non parlare poi di quelli "di scarto"). Le applicazioni dell'intelligenza artificiale, soprattutto in ambiti disciplinari limitati, così come tendono a configurarsi le specializzazioni professionali odierne, procurano risultati migliori rispetto alla mente umana... Oggi i settori lavorativi sono così ripartiti: 2% agricoltura, 20% industria, 78% servizi. Le macchine non sostituiscono solo le nostre abilità fisiche, ma anche quelle cognitive (elaborazioni, analisi, decisioni, riconoscimento delle forme, classificazioni..) Nel 1996 Deep Blue della Ibm vinse con Kasparov nella partita di scacchi. Ndr gli esseri umani si stanno ritagliando delle professionalità sempre più specializzate. Il rischio non è solo quello di essere sostituiti da automi, ma anche quello di smarrire il significato del loro lavoro (v. spunto sul lavoro stupido, tanto più che le società di capitali (v. Patel) hanno caratteristiche di tipo criminale per sopravvivere in mercati competitivi. La riduzione progressiva dei posti di lavoro conferirà ai datori di lavoro un potere di contrattazione enorme e determinerà le condizioni per una diseguaglianza economica e sociale senza precedenti. Il problema non è la creazione di nuovi posti di lavoro, ma creare nuovi mestieri che gli esseri umani facciano meglio degli automi (ndr a proposito di stupidità, è importante la natura, il contenuto dei mestieri!). Nel 900 il socialismo si diffuse perché rispondeva ai bisogni della classe operaia. Dalla fine degli anni 70 il liberalismo è prevalso perché sapeva interpretare meglio i nuovi bisogni di un insieme di lavoratori molto più eterogeneo e continuava a offrire le tutele di un welfare generoso. Nel XXI secolo ci saranno tanti lavoratori disoccupati, anzi inoccupabili. NDr in parte non voteranno, in parte la loro rabbia si esprimerà in un voto molto differenziato, che non impedirà ai plutocrati di continuare a coltivare i loro interessi. La soluzione liberale a fronte delle diseguaglianze socio-economiche non consiste nel cercare di attenuarle o rimuoverle, ma nell'attribuire lo stesso valore alle differenti esperienze umane. Ma questa soluzione funzionerà ancora quando ricchi e poveri saranno diversi non solo per la ricchezza, ma anche per le caratteristiche biologiche? (ndr e quando la sfera del mercato, di ciò che si può comprare e vendere, si estenderà ancor di più di quello che succede oggi, alla salute e all'istruzione?) Attenzione, quindi, all'impatto delle disuguaglianze sulla salute, abilità fisiche e cognitive... I servizi sanitari del XXI secolo saranno ancora universali e gratuiti? C'è una differenza tra la medicina del XX secolo e quella del XXI. La prima si prefiggeva di curare i malati. La malattia era considerata la deviazione da una norma che occorreva ristabilire in base a un ideale egualitario. Si assumeva che esistesse uno standard che accomunava tutti e di cui ciascuno avrebbe dovuto godere in nome della solidarietà. La medicina del XXI secolo, invece, non risponde tanto a un progetto egualitario, ma elitario perché vuole potenziare chi è già in salute. Vuole offrire un aspetto più attraente, una memoria più solida, un'intelligenza più acuta, prestazioni sessuali maggiorate, minori probabilità di ammalarsi... Inoltre, gli eserciti del XX secolo avevano bisogno di milioni di soldati in salute, così come le fabbriche necessitavano di milioni di operai. Queste erano motivazioni convincenti per i SSN. Ma così come è giunta al capolinea l'epoca delle masse di lavoratori e di soldati, potrebbe giungere al capolinea anche l'epoca della medicina di massa. 


10 L'oceano della coscienza 

Potrebbe sorgere la nuova religione del tecno-umanesimo che riconosce ancora agli esseri umani il loro primato nel cosmo, ma vuole utilizzare la tecnologia per amplificarne le potenzialità fisiche e mentali. 


11 La religione dei dati 

Esiste anche la religione dei dati che concepisce l'universo come flusso di dati e valuta ciascun fenomeno o entità in base al suo contributo nella elaborazione dei dati. Fino a questo momento i dati acquisivano significato quando venivano contestualizzati, diventando, così, informazione. E le informazioni, quando venivano integrate nella teoria, potevano accrescere la conoscenza. E la conoscenza poteva rendere gli uomini più saggi. La religione dei dati è radicata nelle 2 discipline della informatica e della biologia. In base a questa religione, l'economia è un meccanismo per raccogliere dati sui desideri e le capacità e trasformare tali dati in decisioni. Il comunismo è un sistema di elaborazione dati centralizzato; il capitalismo è, invece, distribuito. I tempi della politica sono disallineati rispetto a quelli dell'evoluzione tecnologica. Mai i governi hanno avuto a disposizione moli così ingenti di dati e mai le decisioni sono state così maldestre, ad esempio negli Usa odierni. La politica fallisce nel tentativo di indicare una seria visione del futuro. Amministra, ma non guida. Forse, non è, però, un male se pensiamo alle conseguenze delle grandi visioni del XX secolo: campi di concentramento, gulag, arsenali nucleari, il grande balzo in avanti... Perciò molti economisti neoliberali credono che sia meglio demandare le decisioni al libero mercato. Ma la mano invisibile è anche cieca e, comunque, tende a fare ciò che è buono per il mercato, anziché per il mondo. Miliardari e gruppi di interesse prosperano in questo mondo complesso non perché posseggono una griglia interpretativa migliore, ma perché si concentrano su obbiettivi di breve periodo e molto circoscritti. L'intera storia dell'uomo può essere osservata, secondo la prospettiva della religione dei dati, come un processo di miglioramento nell'efficienza di elaborazione. Sono aumentati il numero e la tipologia dei processori nel passaggio all'agricoltura. Poi sono aumentate le connessioni dopo il 1492 e poi il flusso di dati con la globalizzazione e internet, la democrazia e il libero mercato. Non dobbiamo lasciare nulla di sconnesso dalla grande rete della vita. Dal 1789 la religione dei dati è il primo movimento che ha dato vita a un valore innovativo: la libertà delle informazioni, ossia il diritto delle informazioni a circolare liberamente. Il valore non consiste nel vivere esperienze, ma nel trasformare queste esperienze in dati che fluiscono liberamente. Il motto è: "se sperimentate qualcosa registratelo; se registrate qualcosa caricatelo; se caricate qualcosa, condividetelo". Con l'ascesa dell'intelligenza artificiale e degli algoritmi che si perfezionano continuamente apprendendo dai loro errori, la rete Internet di tutte le cose "ci indicherà chi sposare, che carriera intraprendere, quale casa comprare..." Ma la vita non si riduce a elaborare dati e prendere decisioni. In passato la censura operava bloccando il flusso di informazioni. Oggi agisce inondando il pubblico con informazioni irrilevanti. La saggezza consiste nel sapere che cosa ignorare e su cosa concentrarci: i cambiamenti climatici, la disuguaglianza, il sovvertimento del mercato del lavoro... Ndr ma dovremmo anche essere attenti alla marginalizzazione della politica e alla necessità di orientare scienza e tecnologia verso finalità coerenti col benessere dell'umanità.