M. Ceruti. Sulla stessa barca. Ed. Quiquajon, 2020

Prefazione

 Occorre un nuova cultura, un nuovo umanesimo planetario capace di guidarci su strade inesplorate per l'avvenire dell'umanità. Un nuovo umanesimo che si ispiri ai diversi saperi, alle diverse forme di saggezza, che sia capace di realizzare il progetto sognato da papa Francesco di un'ecologia integrale, che scaturisca da una rigenerazione dei rapporti umani, da un rinnovamento degli stili di vita e dal rispetto della natura. Non è un caso che in epoca medievale lo studio della filosofia includesse quella naturale e quella morale. Bisognava sapere come era fatta la realtà del mondo per poter imparare a stare al mondo, rispettando esseri umani e natura. Una filosofia di questo tipo dovrebbe nutrire il nuovo umanesimo planetario attento alle finalità dell’ecologia integrale. La nuova strada deve lasciarsi alle spalle la deriva antropocentrica che vede l’uomo padrone e dominatore di tutto, anche dei suoi simili, quando gli sia possibile. E deve allontanarsi anche dal paradigma tecnocratico che subordina qualsiasi cosa al potere e al profitto. Come se il benessere dipendesse dall’accumulo di beni materiali, trascurando il valore delle relazioni, dell’amore, della natura, dell’arte, la poesia, la letteratura, la scienza, la salute e la cultura.


 Una nuova condizione umana

 Si parla di umanesimo planetario perché l’umanità ha ormai infranto tutte le barriere degli ecosistemi locali e ha costituito un ecosistema globale, purtroppo inquinato dai nostri rifiuti. Abbiamo colonizzato la terra in varie fasi successive: come tribù nomadi di cacciatori e raccoglitori; come società stanziali dopo l’invenzione dell’agricoltura; come cittadini moderni capaci di esplorazioni, viaggi, commerci trans-oceanici, dopo la scoperta dell’America. E oggi la abitiamo come produttori e consumatori di massa, dopo la rivoluzione industriale. La nostra capacità attuale di estrarre valore dalle risorse naturali e di bruciare carbone, petrolio e gas naturale ha raggiunto traguardi impensabili mettendo a rischio, addirittura, la sopravvivenza della specie umana. Un simultaneo aumento di potenza tecnologica e di interdipendenza planetaria ha trasformato di nuovo la condizione umana. Deve nascere una nuova umanità che faccia dell’umanesimo planetario la sua cultura. Con l’esplosione dell’atomica a Hiroshima, la corsa agli armamenti nucleari, l’estensione dei processi industriali, l’industrializzazione dell’agricoltura, la finanziarizzazione dell’economia, l’accentuazione del divario socio economico, si è ampliato l’orizzonte delle nostre responsabilità che si estendono alla salvaguardia dei cicli eco-sistemici e delle future generazioni. Gli ecosistemi, infatti, intervengono nella produzione del cibo (fotosintesi), nel sequestro dell’anidride carbonica, nella purificazione dell’acqua, nella decomposizione dei rifiuti, nella composizione del suolo, nella tutela della biodiversità e della nostra salute… Non solo gli esseri umani, ma anche la natura è entrata nell’ambito delle nostre responsabilità. Oggi il consumo, lo spreco e le alterazioni che rechiamo all’ambiente superano le capacità rigenerative della terra. La crisi ecologica è una manifestazione visibile della crisi etica, politica, culturale e spirituale della modernità. Dobbiamo risanare le relazioni umane, fondamentali per risanare la nostra relazione con la natura. Può aiutarci anche la religione nei suoi diversi apporti di saggezza. La speranza di avviare un nuovo umanesimo planetario può sembrare illusoria. Ma qualsiasi utopia ha la possibilità di entrare nella storia se riusciamo a farla rientrare nella sensibilità dei cittadini e negli insegnamenti della scuola. Siamo entrati in un tempo di incertezza e imprevedibilità. Meglio adottare sempre un principio di precauzione. Spesso gli obbiettivi della parte più potente dell’umanità non sono orientati al bene comune e a uno sviluppo sostenibile e integrale. Oggi più che mai l’enorme potere che ci è conferito dalla tecno-scienza rende necessaria una nuova cultura consapevole delle poste in gioco e impegnata per il bene di tutti.   


Un nuovo paradigma 

Per molto tempo il progresso è strato identificato con l’aumento della produzione e del consumo. Questo equivoco è continuato anche dopo che la qualità della vita ha assunto un andamento divergente rispetto a quello del Pil. Verso la fina degli anni 70, mentre la qualità della vita cominciava a scendere, il Pil continuava a salire. La qualità della vita scadeva man mano che l’ambiente umano si degradava, accompagnato da un deterioramento dell’ambiente naturale. Questo avveniva perché la cultura che modella negativamente la convivenza umana esercita il suo potere degradante anche sulle risorse naturali. I problemi sociali si accompagnano ai problemi ambientali, generando un’unica crisi socio-ambientale. Si tratta, ora, di ridefinire il progresso in termini più congrui. Se acquisiamo coscienza delle inter-dipendenza che lega ognuno di noi, della nostra comunità planetaria di destino, arriviamo anche a riconoscere l’importanza di un nuovo umanesimo planetario: una nuova cultura che consideri la politica come la forma più alta di carità e riconosca il valore della fraternità alla base della solidarietà e della pace. Bisogna riassegnare al mercato il suo posto appropriato, altrimenti continuerà ad avanzare il modello consumistico fino a travolgerci tutti. Per questo occorre una politica di civiltà, che è anche una politica educativa. Il progresso non è assimilabile alla crescita, in una concezione puramente quantitativa dei beni materiali. Il progresso è il risultato di scelte appropriate e innovative, della globalizzazione della solidarietà, della universalizzazione dei diritti umani, della definizione di un nuovo modello di sviluppo mondiale, del ripensamento delle politiche tecnico-economiche. Non bisogna lasciarsi confondere dalle nozioni di crescita sostenibile e di responsabilità sociale e ambientale delle imprese perché spesso sono invocate a scopo pubblicitario, in modo ingannevole. Il progresso consiste nel tornare a essere padroni di sé stessi e custodi della natura. Gli eccessi della società dei consumi ci svuotano e rendono infelici. Bisogna uscire dai paradigmi dei giochi a somma zero in cui siamo stati ingabbiati nel corso dei passati decenni per arrivare al nuovo paradigma dei giochi a somma positiva in cui la vittoria degli uni non è più subordinata alla sconfitta degli altri, poiché tutti vinciamo qualcosa di importante. Bisogna arrivare a trasformare il dato di fatto dell’interdipendenza planetaria nel compito etico e politico di costruire una “civiltà della Terra”, riconoscendo la ricchezza e la diversità delle culture umane. 


Fraternità senza frontiere

Noi esseri umani siamo tutti fratelli perché siamo tutti figli di una stessa Eva nera, vissuta circa 150.000 anni fa in una savana dell’Africa centro-orientale. La storia umana è la storia di una grande diaspora che ha portato piccoli gruppi ad adattarsi a habitat differenti. Poi è arrivata la rivoluzione agricola che con il suo incremento demografico ha reso il popolamento terrestre convergente. Sono cominciate le migrazioni e le stratificazioni etniche e culturali. Con la scoperta dell’America si sono aperti i confini del mondo. Oggi si deve entrare in una nuova fase della storia umana, in una quarta globalizzazione, consapevole della condizione interculturale dell’umanità che si avvalga delle opportunità generate dalla loro convivenza e ricchezza. Tuttavia siamo ancora preda di una coazione a ripetere le strategie di colonizzazione culturale e dello sfruttamento dell’ambiente. La dirompente crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda responsabilità, valori e coscienza. Il disallineamento dei tempi tra l’evoluzione tecnologica e l’evoluzione culturale non rende più sostenibile ecologicamente e governabile politicamente l’agire tecnologico. L’umanesimo ha enunciato un principio universale di dignità umana valido per l’umanità intera, ma nella pratica lo ha applicato solo all’uomo adulto occidentale definendo primitivo l’uomo appartenente ad altre civiltà. Deve oggi affermarsi l’umanesimo dei diritti umani, della libertà, uguaglianza e fraternità, della solidarietà globale.