Avvertiamo l'inquietante sensazione che le azioni umane sia individuali che collettive non siano più all'altezza della complessità che esse stesse hanno creato.
Dopo l'incredulità maturata nei confronti delle grandi narrazioni offerte dal neoliberismo, dal comunismo e dal nazi-fascismo, ci sembra di avere perso la capacità di controllare le nostre esistenze per dare senso e valore all'esperienza umana.
Nonostante il fatto che sappiamo molto di più che in qualsiasi altro periodo storico, sembra che abbiamo perso la capacità di progettare. Sappiamo molto, ma non possiamo nulla.
Introduzione
Ci troviamo a dover fronteggiare una guerra anti-illuministica. Possiamo vederne i segni distintivi, per quanto riguarda l'ambito politico, in un autoritarismo dispotico e, in ambito culturale, nel trionfo delle identità difensive e offensive. L'educazione, i saperi, la scienza non possono rinunciare a renderci migliori come persone e come società. La guerra anti-illuministica sta legittimando un regime sociale, culturale e politico basato sulla credulità volontaria, come la fiducia cieca nella natura umana e nella sua tendenza a emanciparsi e migliorare sé stessa. (NDR dobbiamo essere fiduciosi, ma non illuderci che sia facile progredire in un lungo percorso di perfezionamento dell'essere umano. Bisogna creare le condizioni favorevoli per riuscire a imboccare questa strada.) C'è una grande distanza tra un progetto basato sul dominio e la strada effettiva verso l'emancipazione. Ma attenzione a cadere in un atteggiamento reazionario per cui si condanna qualsiasi tentativo radicale di trasformare il mondo e si lascia andare alla deriva il desiderio individuale e collettivo di emancipazione. E' proprio questo tentativo di smobilitazione che il potere persegue oggi, ridicolizzando le capacità che abbiamo di educare noi stessi per costruire insieme un mondo più umano e più giusto. E se ci azzardassimo a ripensare di nuovo la relazione tra sapere e emancipazione, a riprendere la lotta contro la credulità e affermare la libertà e la dignità dell'esperienza umana nella sua capacità di apprendere da sé stessa?
Capitolo 1
Siamo consapevoli del fatto che la crescita economica, il capitalismo nella sua forma attuale e la società dei consumi non possono continuare così come sono. Già nel 72 il club di Roma parlava, nel suo rapporto, dei limiti dello sviluppo. A questi problemi si è risposto avanzando la soluzione dello "sviluppo sostenibile" capace di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. Si è così blindata la possibilità di qualsiasi discussione relativa alla sostenibilità del sistema economico (ndr vedi l'economia della ciambella). Il neoliberismo stava vincendo la sua battaglia ideologica. Con la crisi del 2008, però, viene messa in discussione la premessa della crescita economica come condizione dell'attività economica. (ndr secondo KR in economia della ciambella si deve passare da economie che hanno bisogno di crescere indipendentemente dal fatto che migliorino il benessere, a economie che aumentino il benessere indipendentemente dal fatto che ci facciano crescere.) L'austerità che ci viene imposta per consentire la conservazione del sistema attuale non ha il valore etico di promuovere un atteggiamento anticonsumista più rispettoso dell'ecologia, ma ci impone di limitare le aspettative di una "vita buona" e diffonde nelle nostre società opulente una sensazione di malessere fisico e psichico. Avvertiamo in modo sempre più inquietante che l'azione umana, sia individuale che collettiva, non è più all'altezza della complessità che essa stessa produce. Abbiamo così perduto la capacità di dirigere la nostra azione nel mondo. Siamo passati dalla condizione "post-moderna" di incredulità verso le grandi narrazioni del progresso, del liberismo, del comunismo, del nazi-fascismo... a una condizione "postuma", quella della distruzione irreversibile delle condizioni di vita cui eravamo abituati nel segno della precarizzazione, dell'esaurimento delle risorse naturali, della devastazione ambientale, del malessere fisico, psicologico e spirituale. E siamo diventati, in qualche modo, artefici della nostra stessa fine. Il principale compito del pensiero critico di oggi è rifuggire dalla ideologia postuma lottando contro il dogma del progresso e il potere autoritario.
Capitolo 2
Il movimento illuminista che si produsse in Europa tra il 17' e il 18' secolo ebbe come unica base comune il rifiuto dell'autoritarismo nelle sue diverse forme: politiche, religiose, morali. La modernizzazione è, invece, un progetto di dominio che coinvolge tutti gli ambiti della vita, vincolato allo sviluppo del capitalismo industriale. La credulità contro cui lotta l'illuminismo radicale è una delega dell'intelligenza e delle convinzioni. Non solo bisogna mettere sotto esame le verità che produciamo (scienza, legge, valori morali), ma la ragione stessa, con i suoi limiti e i suoi desideri. La critica è sempre anche auto-critica. Con la modernizzazione migliorare viene a significare prosperare, e progredire comincia a voler dire aumentare la ricchezza. Il senso dell'emancipazione viene così tradito. La critica radicale si converte in una critica culturale, nello smascheramento della cultura come sistema di assoggettamento politico. Marx ci mostra come la cultura favorisce gli interessi della classe borghese; il femminismo mette in luce la discriminazione politica, lavorativa e riproduttiva della donna. Rousseau denunciava il fatto che lo sviluppo culturale e quello morale si fossero scollegati. La nostra scissione è ancora più radicale perché sappiamo tutto e non possiamo nulla. Non è sufficiente avere accesso alla conoscenza in ossequio ai principi di libertà, equità e giustizia. L'importante è valorizzare la conoscenza per migliorare noi stessi e il nostro mondo. L'accesso alla conoscenza è una condizione necessaria, ma non sufficiente per l'emancipazione. La conoscenza serve per comprendere le relazioni che ci costruiscono e ci tengono legati alla natura e al mondo. La critica ci consente di selezionare, verificare, confrontare, scartare, contestualizzare la conoscenza. E' un'attività pericolosa perché si oppone agli equilibri politici dominanti. Si cerca, perciò, di neutralizzarla in diversi modi. Il primo meccanismo ha a che fare col volume di informazioni e con l'impossibilità di successiva elaborazione di conoscenza e opinioni. Non si può prestare attenzione alla sua totalità: una condizione che conduce alla paralisi. Lo sviluppo della scienza e della tecnologia ha prodotto una progressiva autonomia delle discipline tra loro e rispetto alla branca comune della filosofia. Non solo le discipline si sono rese autonome e rinchiuse nelle gabbie delle specializzazioni, ma anche la morale si è frammentata nei diversi rivoli delle deontologie professionali. E questo è il secondo meccanismo di neutralizzazione della critica radicale perché la segmentazione del sapere rischia di condurre la nostra conoscenza all'irrilevanza, considerando che i problemi non riguardano mai solo una componente di un sistema complesso. Un ulteriore meccanismo di neutralizzazione si può ravvisare nella egemonia dell'ideologia soluzionista. Il soluzionismo si nutre della aspirazione ad affrontare qualsiasi soluzione sociale complessa partendo da una chiara definizione del problema per arrivare a una soluzione definitiva. Ma i problemi di oggi non possono, per loro natura, essere risolti. Possono, tutt'al più, essere gestiti più o meno bene attraverso lo studio, la riflessione e il dibattito, adottando una strategia passo-passo. Le discipline umanistiche non costituiscono un insieme di materie in disuso, ma saperi che decidono il senso e il valore della esperienza umana.
Capitolo 3
Abbiamo bisogno di comprendere ciò che sta accadendo e, in relazione con questo, ciò che possiamo fare. La 4' rivoluzione scientifica e industriale si pone come obbiettivo lo sviluppo dell'intelligenza al di là dell'intelligenza umana (internet delle cose, fabbricazione intelligente, design genetico, big data...) stabilendo una continuità tra mondo biologico, fisico e digitale. Il nostro principale problema è ridefinire il senso dell'emancipazione e la sua relazione con i saperi del nostro tempo. Quali saperi e quali pratiche culturali sono necessarie per propiziare una società migliore sull'intera terra? Il senso dell'apprendere è elaborare un'alleanza di saperi capaci di coniugare l'incredulità dubitativa con la fiducia. Il nuovo illuminismo radicale è un compito per tessitrici incredule e fiduciose al tempo stesso.