M. Solms, O. Turnbull. Il cervello e il mondo interno. Cortina, Milano 2004.



M. Solms, O. Turnbull. Il cervello e il mondo interno. Cortina, Milano 2004.


Prefazione

La neurologia ebbe modo di evolvere da scienza meccanicistica che trattava di funzioni e di centri a scienza che indaga con metodi più dinamici i disturbi neurologici in termini di sistemi funzionali.


Premessa

Il mondo interno della mente era nel passato territorio esclusivo della psicoanalisi. I cultori delle neuroscienze non consideravano gli stati mentali soggettivi (come la coscienza, le emozioni e i sogni). Oggi, con l'avvento della tecnologia di visualizzazione cerebrale funzionale e della neurobiologia molecolare, questi temi sono diventati appannaggio delle neuro-scienze.


cap 1 Introduzione ai concetti di base


Da circa 1 secolo l'approccio soggettivo alla scienza mentale, tipico della psicoanalisi, si è distaccato da quello oggettivo, proprio delle neuroscienze.

All'origine di questa frattura c'era la ragione che non era più possibile apprendere nulla sui processi della mente ricorrendo ai metodi neuroscientifici disponibili all'epoca. Le neuroscienze non erano in grado di penetrare nei misteri della personalità, delle emozioni, delle motivazioni.

Oggi le cose sono finalmente cambiate grazie ai nuovi metodi e alle sofisticate tecnologie delle neuroscienze. Ma occorre superare anche le barriere delle reciproche accuse: le neuroscienze che considerano la psicoanalisi come non scientifica e la psicoanalisi che considera le neuroscienze come semplicistiche.

1) Il tratto veramente distintivo dei neuroni è di essere delle cellule completamente preposte alla comunicazione reciproca

2) La struttura organizzativa di base del cervello è predeterminata dai nostri geni, ma lo sviluppo di questa costruzione è drammaticamente modificato dalle influenze ambientali. Il lobo frontale rappresenta il frutto più importante della nostra evoluzione.


Il cervello è connesso a 2 mondi: l'ambiente interno del nostro corpo e l'ambiente esterno. Il suo compito è di mediare tra le richieste del mondo interno e le possibilità che offre il mondo esterno (con le sue risorse e i suoi rischi), indifferente alle nostre necessità. Il sistema nervoso vegetativo ha il compito di tenere in vita il corpo controllando il battito del cuore, la pressione, la respirazione, la digestione, la temperatura..


Il cervello è connesso al mondo esterno in 2 modi principali:

a) attraverso l'apparato sensoriale e attraverso quello motorio. Le regioni posteriori ricevonole informazioni tramite gli organi di senso. Ci sono aree corticali sensoriali primarie o cortecce di proiezione (visiva, uditiva, tattile..) Esistono anche aree corticali associative che svolgono funzioni più complesse, di carattere cognitivo, specializzate nella elaborazione e immagazzinamento delle informazioni sensoriali (memoria) e nella loro integrazione (associazione di informazioni visive con uditive e tattili).

b) Le regioni anteriori (lobi frontali) sono deputate alle funzioni motorie. Nelle parti prefrontali si ricevono le informazioni delle aree associative sensoriali della corteccia posteriore. Su questa base viene programmato un possibile piano d'azione che viene poi avviato nella parte posteriore del lobo frontale (corteccia motoria).

Le regioni posteriori del prosencefalo, quindi, stabiliscono quali siano gli oggetti vitali per la sopravvivenza; le regioni anteriori agiscono sul mondo esterno alla luce di queste informazioni.


Mondo interno.

Il funzionamento dei visceri condiziona le nostre motivazioni di base, le nostre pulsioni e le nostre esperienze emotive. La componenete viscerale del cervello è l'unità funzionale della "modulazione del tono e dell'attivazione corticale". Essa è anche coinvolta nella memoria autobiografica o memoria episodica, inestricabilmente legata all'esperienza emozionale e alla coscienza. Dalle regioni interne del corpo le informazioni viaggiano attraverso il midollo spinale e raggiungono l'ipotalamo, la regione di controllo del sistema nervoso autonomo che mantiene l'omeostasi del corpo. L'ipotalamo è connesso con il sistema limbico e col resto del cervello. Così, in una data esperienza, lo stato corporeo percepito in modo più intenso viene associato agli oggetti presenti nel mondo esterno e queste associazioni vengono depositate nella memoria. Il sistema limbico è l'area associativa dell'informazione viscerale. La percezione delle informazioni viscerali viene registrata consciamente come sentimenti (implicano impressioni ripetute) propri della sfera emozionale e, attraverso l'associazione con gli oggetti del mondo esterno, nella forma di un'impressione, che potrebbe essere descritta così "Ho visto una determinata cosa e mi ha fatto provare queste particolari sensazioni".

Il mondo interno, insieme con il versante percettivo, possiede anche un versante motorio, fatto di 2 componenti. La prima agisce sull'ambiente viscerale stesso attraverso scariche secretorie, modificazioni vasomotorie ecc.. La seconda agisce verso l'esterno, ma a differenza dell'azione di tipo intenzionale, il cervello viscerale aziona degli schemi motori stereotipati, eseguiti secondo spinte urgenti e perentorie. Questi schemi rappresentano la base di comportamenti istintivi e dell'espressione delle emozioni. Questo tipo di attivazione motoria è mediato principalmente dai gangli della base. Comunque le informazioni sull'ambiente interno raggiungono anche i lobi frontali. La maturazione dei lobi frontali comporta lo sviluppo sequenziale del controllo inibitorio sugli schemi motori stereotipati propri del sistema del cervello viscerale. Esercita un controllo inibitorio sulla emozionalità. Tale sviluppo comporta l'emergere del pensiero finalizzato, dell'attenzione ecc.. 


Da un punto di vista biologico la finalità dei processi percettivi è quella di guidare l'azione, sia che si tratti di percezioni che giungono dall'interno che dall'esterno. I lobi prefrontali regolano il cervello nella sua totalità.



Funzioni cerebrali.


Le funzioni cerebrali (relative al prosencefalo) che dipendono dalle informazioni derivanti dal mondo esterno sono funzioni primariamente "canale "dipendenti, ossia seguono vie di trasmissione specifica, separate tra di loro. Esse richiedono neurotrasmettitori eccitatori (come glutammato e aspartato) o inibitori (come GABA accido gamma ammino butirrico).


Le funzioni cerebrali di carattere viscerale dipendono da modalità di trasmissione che si distribuiscono in modo diffuso a tutto il cervello. La trasmissione interessa campi di influenza. Ad esempio, un singolo nucleo del tronco encefalico influenza simultaneamente i neuroni di tutti i lobi cerebrali. I neuromodulatori implicati sono, oltre i precedenti, la serotonina, la dopamina, l'acetilcolina, la norepinefrina. Tra le diverse aree che li producono è molto importante quella tegmento-ventrale situata al confine tra mesencefalo e diencefalo, chiamata anche sistema dopaminergico mesocorticale e mesolimbico. I neuromodulatori modellano anche le funzioni canale-dipendenti poiché tutte le funzioni cognitive sono influenzate dall'umore e dallo stato di attenzione, oltre che dalle oscillazioni tra veglia e sonno.

Estrogeni, testosterone e corticosteroidi sono prodotti nei visceri e arrivano al cervello attraverso il sangue e il LCR. Sono modalità di trasmissione meno precise, più diffuse, anche se la precisione può essere mantenuta attraverso la specificità dei recettori. Ci sono anche ormoni prodotti dal cervello (ipofisi).


La psicoanalisi, grazie alla sua ricca tradizione speculativa, può fornire agli scienziati una nuova cornice concettuale e una maggiore ampiezza di vedute. Il collegamento tra l'impercettibile mondo interno costituito da sentimenti, pensieri e ricordi e i tessuti del corpo che li generano rende tali processi molto più accessibili all'indagine scientifica. Gli scienziati che studiano la materia possono effettuare controlli sperimentali con tale materia che non si possono invece compiere per le esperienze soggettive; possono, inoltre, essere utilizzati osservatori multipli che riducono la possibilità che la situazione sia viziata dalle idiosincrasie dell'osservatore.



Cap 2 Relazione mente-cervello


Come emerge la nostra mente dal cervello o, come oggi si dice, la nostra coscienza?


Un aspetto del problema è semplice: individuare le regioni cerebrali e gli specifici processi neurali che costituiscono i correlati della nostra consapevolezza cosciente.


L'altro aspetto è complesso: come può il cervello permetterci di passare, ad esempio, dall'elettrochimica alla sensazione? Ci sono diverse posizioni:


1) materialista: la mente è una funzione della materia.

2) Idealista: solo la mente esiste realmente poiché la realtà non è che un prodotto dei nostri processi mentali


3) monista: mente e corpo sono un'unica cosa

4) dualista: è la separazione cartesiana tra res cogitans e res extensa.


La maggior parte degli scienziati cognitivisti assume oggi una posizione materialistica e monistica: mente e cervello sono riducibili alla stessa materia fisica. Il riduzionismo riduce una cosa all'altra (la mente al cervello) e cerca di spiegarla discostandosene. La posizione dominante oggi è che la mente è una proprietà emergente del cervello. Mente e cervello sono entrambi del tutto reali: appartengono, tuttavia, a domini del reale dotati di differenti livelli di complessità: così come le caratteristiche dell'acqua sono del tutto diverse da quelle dell'idrogeno e dell'ossigeno che sono i suoi costituenti elementari. La mente è l'espressione di un livello superiore di organizzazione dei neuroni, proprio come l'acqua è un livello più elevato di organizzazione dei suoi atomi costitutivi.

C'è anche la posizione monistica dal dupplice aspetto percettivo: il cervello è costituito da una materia che ci appare fisica quando viene osservata dall'esterno come un oggetto e ci appare mentale quando viene vista dall'interno (dal soggetto).


Il metodo clinico anatomico esige una ricerca sistematica delle correlazioni tra le funzioni mentali che si sono modificate a seguito di lesioni cerebrali con precise ubicazioni. L'area di Broca (regione inferiore e posteriore del lobo frontale sin) è il centro per la produzione del linguaggio; quella di Wernicke (nel lobo temporale) è specializzata per la comprensione del linguaggio. Ma il compito delle neuroscienze non è tanto quello di localizzare dei centri, ma di identificare le diverse componenti che interagiscono nel sistema complesso per generare una specifica funzione mentale. L'essenza della mente non è il comportamento intelligente, dato che anche il computer può comportarsi in modo appropriato (e persino adattivo in certe circostanze) ma la coscienza, ossia la consapevolezza soggettiva. Circa 100 anni fa Freud avanzò per primo l'ipotesi dell'esistenza di una parte inconscia della mente. Noi possediamo ricordi, intenzioni, di cui non siamo coscientemente consapevoli. Inoltre, sebbene alcuni dei nostri pensieri inconsci possano non raggiungere mai il livello della coscienza, essi di fatto esercitano un'influenza sulla coscienza. 

Come le funzioni "canale-dipendenti" che convogliano le informazioni dal mondo esterno confluiscono per originare l'esperienza unificata e comune della coscienza? Questo è il problema del cosiddetto legame o del collegamento dell'esperienza.

1) C'è una corteccia associativa a livello della regione di convergenza tra lobi occipitale, parietale e temporale dove si formerebbero degli indirizzari transmodali. Connessioni sovra-ordiante analoghe sono a livello dei lobi prefrontali correlate con le funzioni motorie.

2) Ci sono cellule corticali site nelle parti posteriori della corteccia che scaricano sincronicamente. La scarica simultanea di questi neuroni rappresenterebbe un'unità di aggregazione della coscienza. 

L'aggregazione sarebbe di tipo temporale; nel caso precedente, invece, di tipo spaziale.

3) Il fattore unificante delle nostre percezioni esterne è rappresentato dal fatto che sono associate alle nostre percezioni interne, ai vissuti percettivi del nostro sé corporeo. Poiché ognuno di noi esiste come unità corporea unica, la nostra coscienza viene vissuta in modo unificato.


3) La coscienza e l'inconscio.


La maggior parte del nostro funzionamento mentale opera inconsciamente così come aveva già affermato Freud 100 anni fa. Ci può essere, ad esempio, anche un modo di vedere inconscio in caso di cecità corticale; o un modo di ricordare inconscio (memoria cosiddetta implicita). Il termine coscienza visiva non è sinonimo di elaborazione visiva. La consapevolezza riflessiva, al contrario della consapevolezza semplice, ha bisogno di poter ricodificare le esperienze visive in parole. Per avere consapevolezza dell'esperienza sono necessari altri meccanismi che si fondano, in primo luogo, sul linguaggio. Se ci riferiamo alla quantità di informazioni che siamo in grado di tenere a mente in un determinato lasso di tempo, ci si deve limitare a 7 unità di informazioni: questa è la capacità della cosiddetta memoria di lavoro. La grande quantità di informazioni che abbiamo costantemente necessità di trattare deve essere quindi elaborata dalla parte inconscia della mente. Si dice che il 95% circa delle nostre azioni sarebbe determinata in modo inconscio. La coscienza richiede anche un importante contributo da parte dell'unità funzionale per la programmazione, regolazione e controllo delle attività (PRC).

Ma la ricerca sulla coscienza non deve focalizzarsi solo sui contenuti (elementi di base derivanti dalle percezioni esterne come colori, forme, suoni ecc.. o combinazioni di questi o astrazioni ancora maggiori) ma anche sugli stati della coscienza. Le zone critiche nella generazione dello stato globale della coscienza sono nuclei situati nel tronco enecefalico. Si tratta del sistema reticolare attivante scoperto da Moruzzi e Magoun negli anni 50. La coscienza sarebbe generata non tanto da zone corticali specifiche quanto dall'attivazione di queste zone da parte del sistema reticolare. La maggiore complessità dell'elaborazione cosciente delle informazioni rispetto all'elaborazione inconscia sarebbe dovuta alla direzione selettiva dell'attenzione, che attiva le zone corticali in questione proiettando diffusamente a tutto il prosencefalo. Gli input che arrivano al sistema reticolare originano dall'ambiente interno e non sono solo convogliati attraverso i sistemi di neurotrasmettitori classici, ma anche attraverso gli ormoni nel sangue e nel LCR. Così come le zone associative della corteccia posteriore non solo ricevono ed elaborano le informazioni ma anche le immagazzinano, così pure le reti nervose profonde del sistema reticolare contengono delle mappe rappresentative delle nostre funzioni viscerali. Perciò, così come i contenuti della coscienza possono riflettere anche le attività di pensiero, così pure le fluttuazioni dello stato di coscienza non dipendono solo dagli eventi viscerali in atto, ma anche da modificazioni nelle reti viscerali in cui sono rappresentate queste funzioni, a prescindere dalla fonte di questi cambiamenti. Lo stato cosciente, quindi, sarebbe generato da un corpo virtuale. Inoltre, corteccia e sistema reticolare non solo rilevano le informazioni generate dal mondo esterno e da quello interno, ma possono anche agire su questi stessi stimoli modificando, pertanto, le proprie stesse fonti. La funzione principale della coscienza consiste nel  farci rendere conto di quello che proviamo. Non solo è intrinsecamente introspettiva, ma è anche valutativa, ossia attribuisce un valore a una determinata esperienza. La coscienza ci dice se qualcosa è buono o cattivo o possiede una qualità intermedia. Svolge questo compito attraverso delle sensazioni che rendono determinate cose o buone o cattive. La funzione valutativa origina nelle strutture di monitoraggio viscerale della parte più profonda del cervello. La funzione di base della coscienza è quella di monitorarae lo stato dei sistemi omeostatici (temperatura, glicemia..) e di segnalare se siano soddisfatti o meno i parametri richiesti. Ma l'automonitoraggio corporale è solo la funzione di base. Tutti i nostri bisogni vitali possono essere soddisfatti solo nel contesto del mondo esterno. Agli oggetti del mondo esterno essa attribuisce un valore. Essa esercita, infatti, una continua funzione di accoppiamento che congiunge gli stati attuali del sé con gli oggetti correnti del mondo esterno. Ciascuna unità di base di coscienza crea un collegamento tra il sé e gli oggetti. E' possibile che queste effimere unità tempoprali di coscienza siano generate da oscillazioni periodiche a 40 Hz che partono da nuclei talamici del sistema reticolare che creano molte volte al secondo questi accoppiamenti tra 2 fonti di coscienza (interna ed esterna) costruendo la sensazione di ciò che accade. La coscienza è fatta di sensazioni (valutazioni) proiettate su ciò che ci succede intorno. Damasio dà a questo meccanismo di accoppiamento il nome di "coscienza nucleare". La coscienza si radica profondamente in una serie di valori biologici assai primitivi, collegati con bisogni concreti del nostro corpo. La coscienza nucleare viene probabilmente condivisa con altri mammiferi che come noi avvertono una sensazione di piacere quando si aspettano il soddisfacimento di un bisogno, provano paura in presenza di un nemico, sentono rabbia quando vengono ostacolati nel raggiungimento di una meta, soffrono se vengono separati dai propri simili ai quali sono affezionati.

Ci sono però dei livelli superiori di coscienza che richiedono strutture neurali che non condividiamo con gli altri animali: la corteccia cerebrale, le sue aree associative, le zone del linguaggio, i lobi prefronatli con la loro area per la PRC dell'azione. Questi livelli superiori sono definiti coscienza estesa" o secondaria" o riflessiva ", distinta dalla cosceinza nucleare" o primaria" o semplice". I livelli superiori fanno riferimento, sostanzialmente, alla coscienza della coscienza. Non  ci si limita alla semplice percezione, ma si richiede di potere pensare a quella percezione. Non ci si limita alla percezione del presente, ma si possono avere pensieri su residui di percezioni del passato. L'area per la PRC dell'azione ha la capacità di ri-rappresentare le singole unità di coscienza nucleare originariamente rappresentate nelle zone paralimbiche e corrticali posteriori. Il linguaggio non solo ci permette di riattivare la traccia percettiva di un oggetto particolare, ma anche di un'intera classe di oggetti e di pensare alle relazioni e alle astrazioni. Un'altra carattersistica della coscienza estesa è quella di protrarre la coscienza nel tempo: la sensazione di ciò che accade è sempre influenzata dalle sensazioni su ciò che è accaduto in precedenza. La coscienza estresa si avvale della memoria di lavoro così come della memoria procedurale e di quella semantica (entrambe, normalmente, non sono coscienti: ad esempio, la lettura è un atto automatico). E' possibile, però, riportare a piena consapevolezza esempi particolari derivati da esperienze precedenti archiviate nella memoria episodica . Il sé autobiografico dipende dall'esperienza passata e rende possibile immaginare il futuro (area PRC). Se si perde la coscienza nucleare si perde irrimediabilmente anche la coscienza estesa, come risulta nei casi clinici di distruzione dei nuclei profondi del tronco enecefalico. Freud, a un certo punto , riconobbe che non tutta la parte razionale della mente, quella legata alla realtà e deputata alle funzioni esecutive è necessariamente cosciente. Pertanto, la proprietà funzionale caratterizzante l'Io non era tanto la capacità di coscienza, ma la capacità inibitoria, una modalità di pensiero secondo "il processo secondario" che Freud contrapponeva alle attività mentali libere da nessi associativi che caratterizzano i processi primari. Il correlato neurologico di queste capacità è il quadrante ventromesiale dei lobi frontali, alla base del principio di non contraddizione, di non atemporalità (eventi temporali diversi conglobati in un'unica esperienza), della capacità di non sostituire le percezioni esterne con i desideri interni.


Cap 4: emozioni e motivazioni.


Le nostre azioni finalizzate sono in ultima analisi motivate dal compito di soddisfare i nostri bisogni nel mondo esterno (vedi piramide dei bisogni di Maslow). La coscienza fa sì che queste azioni siano coronate da successo attraverso il collegamento delle informazioni sullo stato corrente del sé con le circostanze più rilevanti del mondo esterno (coscienza nucleare) e attraverso le funzioni della coscienza estesa. Le informazioni fornite dalla coscienza sono intrinsecamente valutative, ci fanno capire quello che sentiamo rispetto alle cose. Questa consapevolezza è sia quantitativa che qualitativa, di natura emozionale. Le emozioni sono "una modalità sensoriale rivolta verso l'interno". Non è solo la percezione delle emozioni a essere soggettiva, ma anche ciò che le emozioni percepiscono. L'emozione è, infatti, la percezione di uno stato del soggetto, non del mondo oggettuale (ad esempio percepisco la paura legata al lampo e al tuono, non il bagliore del lampo e il rumore del tuono).

Le strutture anatomiche collegate con le emozioni coincidono con quelle relative alla coscienza. Oltre al sistema reticolare, l'ipotalamo, l'area tegmentale ventrale, i nuclei parabrachiali, il grigio periacqueduttale GPA, i nuclei  del rafe, il locus coeruleus. Forse la più importante è il GPA, situato in profondità all'interno del tronco encefalico. Nella parte ventrale ci sono strutture a forma di colonne che generano sensazioni piacevoli, nella parte dorsale invece spiacevoli. I gradi di piacere e dispiacere determinano la qualità delle nostre emozioni. Il piacere e il dispiacere sono l'analogo della luce e del buio per le sensazioni visive o di un tono basso o alto per le sensazioni uditive. Il dolore non è sinonimo di dispiacere poiché rappresenta una modalità delle sensazioni somatiche derivate dall'esterno. Ad esempio, il dolore può essere vissuto come una sensazione piacevole nel masochismo sessuale. Comunque, il GPA svolge un ruolo importante anche nella genesi del dolore somato sensitivo. 


2 sono le fonti di conoscenza relative al corpo:

1) la prima rappresenta il corpo viscerale che viene regolato da meccanismi omeostatici grazie alle strutture cerebrali profonde che assicurano il mantenimento della temperatura, della glicemia, dell'ossigenazione..

2) la seconda è rappresentata dall'apparato sensomotorio legato al sistema muscolo-scheletrico.

Esso è proiettato sulla superficie corticale del prosencefalo e genera una mappa dei movimenti (o delle potenzialità di movimento del corpo). Le mappe del sistema muscoloscheletrico sono localizzate in diversi siti. E' importante quella localizzata nel tegmento dorsale che riceve input da tutte le modalità sensorimotorie. E' prossima all'area tegmento ventrale in cui vengono proiettati gli stati viscerali. Questa vicinanza è importante per 2 ragioni:

a) queste 2 mappe generano insieme una rappresentazione rudimentale dell'intera persona (la combinazione dello stato viscerale con lo stato dell'apparato muscolo-scheletrico)

b) Le emozioni hanno così un accesso diretto a una delle modalità principali di generazione delle azioni, a una delle più arcaiche spinte all'azione, per esempio i comportamenti di approccio e di evitamento che sono collegati, rispettivamente, al piacere e al dispiacere. Quindi, noi non solo percepiamo le nostre emozioni, ma esprimiamo anche le nostre emozioni. Le emozioni non sono solo una modalità percettiva di origine interna, ma anche una forma di scarica motoria. Esse comportano attivazioni interne ed esterne: interne come il rilascio di ormoni, modifiche nel respiro, nella frequenza cardiaca, nella vasodilatazione e vasocostrizione, cambiamenti nel flusso di sangue ai diversi organi; esterne come cambiamenti nell'espressione facciale, il digrignare i denti, il pianto, il rossore, le urla, la fuga, l'attacco...

La percezione e la reazione a determinate situazioni (come a un serpente che striscia) appaiono essere innate. Queste reazioni affettive si chiamano emozioni di base. Esse consistono in:

- schemi percettivi di stimoli esterni collegati in modo innato a 

- specifici stimoli percettivi che provengono dall'interno

- all'innesco di risposte automatiche.

Il GPA ha un ruolo cruciale nelle emozioni di base, per via del collegamento tra il prosencefalo esterocettivo e le strutture enterocettive del tronco encefalico.

Nel cervello ci sono 4 principali sistemi di comando delle emozioni di base.

1) Sistema di ricerca (è associato al sistema del piacere per promuovere l'apprendimento)

Nell'ipotalamo ci sono meccanismi di rilevazione del bisogno (alcuni agiscono da acceleratore, altri da freno) ad esempio della sete, della fame, del bisogno sessuale che attivano il sistema di ricerca. Esso viene attivato per mantenere l'omeostasi, quando c'è uno scostamento dall'intervallo dei valori accettabili. Esso può essere attivato anche da una serie di altri stimoli, sia percettivi che cognitivi . Il sistema genera un'aspettativa di ricompensa, di piacere. Il sistema porta a esplorare, esaminare ogni cosa in modo aspecifico, ad annusare, toccare.. Deve interagire con altri sistemi, ad esempio con sistemi di memoria ad esso connessi che forniscono la rappresentazione degli oggetti da ricercare e garantiscono all'organismo l'apprendimento dall'esperienza. Le cellule d'origine del sistema di ricerca sono localizzate nell'area tegmentale ventrale con gli assoni che attraversano l'ipotalamo e arrivano fino al giro anteriore del cingolo (deputato al sistema del panico), ai lobi frontali e all'amigdala (sistema della rabbia e sistema della paura). La consumazione degli appetiti reca sensazioni di piacere e godimento. Il sistema di piacere origina in un complesso di strutture ipotalamiche e termina nel GPA in cui le sensazioni di piacere sono generate o percepite. Il neuromodulatore è l'endorfina.

Questi meccanismi semplici che condividiamo con tutti gli altri mammiferi sono soggetti a un'ampia gamma di influenze cognitive superiori che possono modulare, modificare e inibire i meccanismi stessi e i comportamenti a loro associati. Nel caso della dipendenza dalle droghe la generazione di piacere non ha alcun fine biologico. Cocaina e anfetamine stimolano i sistemi di ricerca; gli oppiacei stimolano direttamente i centri del piacere. I sistemi di ricerca e del piacere sviluppano tolleranza rispetto alle droghe col risultato che si richiede un consumo sempre maggiore per ottenere gli stessi effetti. 

Le esperienze precoci di soddisfacimento dei bisogni formano le matrici della nostra comprensione di come funziona la vita. E' importante la qualità dell'accudimento ricevuto da piccoli:

- è importante che non siano trascurati o fraintesi i desideri di un bambino;

- che non siano regolarmente soddisfatti anticipatamente. (NDR la soddisfazione non soddisfa il sistema della ricerca, non ci procura piacere ci porta a desiderare sempre di più e quindi a frustrazioni )

E' patologico un forte calo, così come una sovraeccitazione del sistema di ricerca. Quando le nostre pulsioni restano insoddisfatte si attivano altri sistemi di comando associati a sensazioni di dispiacere.


2) Sistema della rabbia.

E' attivato da stati di frustrazione, quando vengono ostacolate le azioni finalizzate a mete biologicamente rilevanti. E' associato con la cosiddetta aggressività calda (distinta da quella fredda, tipica del comportamento predatorio). I sentimenti di rabbia liberano programmi motori stereotipati, associati con il combattimento come il digrignare i denti, l'urlo...La struttura chiave è l'amigdala (come per la paura). Passa attraverso l'ipotalamo e finisce nel GPA dorsale. Viene attivato sporadicamente, al contrario del sistema di ricerca che è perennemente attivo. Lo stress della vita odierna può dar luogo a un'irritabilità di fondo. Uno schema procedurale di soluzioni automatiche di questo tipo ha significato un vantaggio competitivo nell'evoluzione.


3) Sistema della paura.

dal punto di vista percettivo esso genera sentimenti di paura, ansietà; dal punto di vista motorio la fuga e il cosiddetto congelamento. Nel caso di lesioni bilaterali dell'amigdala si ha incapacità di provare paura e ipersessualità.


4) Il sistema del panico o angoscia da separazione.

L'operatività del sistema è connessa con i processi delle cure genitoriali e con quelli di socializzazione. La chiave strutturale è il giro anteriore del cingolo. La neurochimica è dominata dalle endorfine, ma hanno un ruolo anche l'ossitocina e la prolattina. Il sentimento del panico promuove comportamenti di ricerca, seguiti dal ritiro e dalla depressione. Il sistema genera apprendimento tramite il cosiddetto rinforzo negativo. L'animale, infatti, ha un rinforzo positivo costante in compagnia dei genitori. Questo viene meno nel momento in cui se ne distacca. Sembra che il sistema degli oppioidi sia attivo in modo abnorme in alcuni casi di autismo, il che spiegherebbe la mancanza di propensione alla interazione e alla socializzazione.


Anche il sistema del gioco, secondo alcuni, rientrerebbe in questi sistemi di comando delle emozioni di base. La mancanza del gioco potrebbe spiegare le sindromi di deficit di attenzione e iperattività, così frequenti soprattutto nelle grandi città.


Non basta certo avere 4 spinte emozionali legate a comportamenti stereotipati per gestrire l'enorme complessità dei problemi legati alla vita quotidiana. Ma questi sistemi, benché innati, sono aperti all'influenza dei meccanismi di apprendimento. Ad esempio, il sistema di ricerca è prerennemente attivo: il giovane animale sa che ha bisogno di qualcosa, ma non sa di cosa ha bisogno. Esso deve apprendere dall'esperienza quali oggetti del mondo possano soddisfare i suoi bisogni e quali no. I piccoli dell'uomo necessitano di un lungo periodo di accudimento per poter apprendere (neotenia). E' un complicato processo di mediazione parentale che può fallire in diversi momenti. Ad esempio, nel sistema della paura, si stabiliscono con estrema rapidità le connessioni che associano lo stimolo nocivo con le risposte dell'ansia da paura. Queste sono poi mantenute al di fuori della portata della coscienza estesa. Non è necessario , pertanto, pensare di dover agire in una situazione pericolosa per scatenare la paura. C'è, poi, un secondo tipo di ansia da paura più lento che interessa i tessuti corticali dell'ippocampo ed è di notevole importanza per la memoria episodica. La via della coscienza estesa collega il sistema della paura al sistema di PRC delle azioni. Ci sono delle connessioni relative al sistema della paura che possono essere considerate disadattative: per quanto una situazione possa essera pericolosa nell'infanza non lo rimane più nell'età adulta. Sebbene l'associazione inconscia sia indelebile, l'innesco del sistema può essere in un qualche modo inibito. Il controllo volontario inibitorio è localizzato nel quadrante ventro-mesiale dei lobi frontali.

NB I lobi frontali si sviluppano rapidamente durante i primi anni di vita e continuano nel loro sviluppo fino alla tarda adolescenza. questo spiega le enormi differenza tra il bambino e l'adulto per quel che riguarda il controlo emozionale. L'equilibrio tra questi meccanismi istintivi primitivi e la PRC delle azioni volontarie al quale contribuiscono i meccanismi del lobo frontale sembra fornire un parallelo diretto con l'equilibrio tra i meccanismi dell'ES e quelli dell'Io freudiano.



Capitolo 5 Memoria e fantasia (vedi anche studi su lumaca).


La memoria è un'attività associativa che ci permette di apprendere dall'esperienza e di sintonizzare finemente le attività di soddisfacimento dei bisogni alle imprevedibili evenienze del mondo esterno. Il contenuto della memoria è specifico per ogni individuo; la sua forma o struttura o schema di organizzazione è conforme a uno standard comune. Memoria significa sia la parte della mente che contiene le tracce di influenza del passato che il processo di apprendimento, di acquisizione della conoscenza o memorizzazione.

Ci sono 3 fasi di elaborazione della memoria:

1) codificazione (encoding) 2) immagazzinamento 3) recupero (retreival).

La memoria viene consolidata, c'è un meccanismo di incisione che si reitera nel corso del tempo. La funzione del sonno e, in particolare, del sonno REM, è collegata col processo di consolidamento. Il consolidamento è non solo registrazione, ma anche eliminazione delle memorie che non vogliamo trattenere.

Esiste una memoria a breve termine MBT e una a lungo termine MLT. Il termine MBT o memoria immediata o di lavoro indica le informazioni accessibili alla coscienza in ogni preciso momento, derivate da eventi intercorsi negli ultimi pochi istanti. Presenta un aspetto di tipo attivo (di lavoro, in relazione al quale, ad esempio, l'abbiamo intenzionalmente fatta emergere dalla MLT) e di tipo passivo (percettivo). Il buffer della MBT è uno strumento della nostra coscienza estesa.

La MBT richiede dei circuiti riverberanti di gruppi di cellule che scaricano tutti insieme connessi circolarmente. Il mantenimento di questo schema di attivazione fa sì che si possano trattenere nella mente le informazioni in corso e che la MBT si trasformi nella MLT. In un primo stadio ciò è dovuto a una maggiore permeabilità delle sinapsi; in un secondo stadio a un processo più duraturo di ordine anatomico che provoca la crescita di ulteriori sinapsi in corrispondenza delle stesse giunzioni. Se le sinapsi non vengono periodicamente attivate si atrofizzano. Alla nascita abbiamo miliardi di sinapsi in più di quelle di cui abbiamo bisogno. Le reti di sinapsi sopravvissute al grande processo di potatura costituiscono la matrice all'interno della quale si organizzano le memorie successive. La maggior parte della memoria è implicita o inconscia, la parte minore è esplicita o conscia, ossia accessibile al buffer temporaneo della memoria di lavoro. La ragioni per cui la MLT è così resistente sono:

1) viene codificata in diversi siti

2) i ricordi sono codificati in più di un modo: ci sono, cioé, diversi sottoinsiemi di memoria ed è controverso se rappresentano parti del tutto indipendenti l'una dall'altra.


Memoria semantica: "la rete di associazioni e concetti che sottende la nostra conoscenza di base del mondo: significati lessicali, categorie, fatti, affermazioni e così via". 

Essa non rappresenta delle esperienze, ha contenuto oggettivo: ha diverse sottocomponenti: le regole del linguaggio, quelle della matematica, la conoscenza delle forme, gli schemi comportamentali relativi a diverse categorie di oggetti. E' codificata dalla corteccia cerebrale esterocettiva.

Tutte le afasie, le aprassie e le agnosie sono in realtà disturbi della memoria anche se le classifichiamo come disturbi del linguaggio, della motilità complessa, della percezione. Queste funzioni, infatti, sono state apprese. Anche il modo in cui si presenta il mondo, cioè la maniera in cui noi lo percepiamo, rappresenta quello che abbiamo imparato riguardo al mondo, cioé un modo di ricordarlo. Per esempio, è possibile crescere un gatto in laboratorio incapace di vedere le linee orizzontali dopo averlo privato selettivamente di questi stimoli in fasi cruciali del suo sviluppo. L'animale andrà a sbattere sistematicamente contro una sbarra posta orizzontalmente sul suo cammino. Abbiamo una serie di evidenze sperimentali che dimostrano che ciò che consideriamo nell'ambito della percezione in realtà è memoria. Vivere significa ricordare anche per ciò che riguarda la percezione. (NDR teoria di Santiago vivere è apprendere) Tutti noi ricostruiamo automaticamente la realtà che percepiamo in base a modelli che abbiamo immagazzinato nella nostra memoria. Non abbiamo bisogno di percepire il mondo daccapo. Noi adulti proiettiamo continuamente le nostre aspettative sul mondo esterno (NDR ciò ha implicazioni anche per ciò che guida la pratica professionale ). In tal modo, in massima parte, costruiamo, invece di percepire, il mondo intorno a noi. Pertanto la nostra esperienza quotidiana è doppiamente distaccata dalla realtà in sé, prima di tutto per l'interposizione del nostro apparato percettivo che seleziona e rappresenta alcune caratteristiche specifiche del mondo; poi perché la nostra memoria organizza e trasforma tali caratteristiche facendole diventare oggetti riconoscibili.

A un certo punto, nel processo di sviluppo dei bambini si inverte il ruolo degli stimoli sensoriali e della memoria per ciò che riguarda la percezione (Lurija). Per il bambino piccolo tutto dipende dai sensi, di modo che la realtà percettiva concreta trascina gli altri processi cognitivi. Poi finiamo, da adulti, per vedere ciò che ci aspettiamo di vedere e rimaniamo sorpresi o addirittura incapaci di vedere quando le nostre aspettative vengono contraddette. NDR Ricorda, a proposito di idee: 1) derivano dall'esperienza 2) costituiscono un flitro, una prospettiva. Ecco perché sono pericolose le idee sbagliate. Come, allora, costruire delle idee che non siano nocive?

C'è l'esemmpio della macchia cieca, il punto in cui il nervo ottico entra nella retina. Se chiudiamo un occhio dovremmo avere una piccola area vuota nella nostra visione. Invece, questa area viene riempita con le caratteristiche più consone del contesto che la circonda, dello "sfondo".

La memoria procedurale. E' una memoria relativa alle capacità percettive-motorie. Dipende da una gran quantità di pratica. Esempi: camminare, suonare il piano, guidare l'auto.. E' difficile da apprendere e difficile da dimenticare. C'è un certo grado di sovrapposizione tra memoria semantica e procedurale: un modo per distinguerle è pensare alle abilità effettive possedute nell'esercitare uno sport e alla conoscenza astratta delle regloe relative allo stesso sport. Essa funziona in modo implicito, il comportamento abituale viene eseguito automaticamente e perciò inconsciamente. Tipicamente può essere associato anche a memorie episodiche oltre che semantiche (una serie di eventi episodici riferiti alla esperienze; una serie di fatti astratti; una serie di risposte abituali). Questa è una manifestazione della ridondanza dell'organizzazione della memoria. La memoria episodica richiede l'effettiva riesperienza di eventi passati, cioé il far riemergere alla consapevolezza episodi esperienziali vissuti in precedenza, avvenimenti personali che impartiscono unicità alla nostra vita. Queste memorie sono intrinsecamente soggettive e intrinsecamente coscienti. Le esperienze o momenti esperienziali consistono in abbinamenti di stati del sé con eventi contemporanei del mondo esterno. La "coscienza nucleare" è sia lo strumento che il segnale di tale abbinamento e della memoria episodica. La memoria episodica costituisce il tessuto stesso su cui si imbastisce il sé autobiografico. La coscienza estesa estende la qualità della coscienza a ritroso, cioé sugli abbinamenti sé-eventi del passato. Il SELF (il sé autobiografico) lega le nostre rappresentazioni frammentate del mondo all'interno di esperienze unificate e vissute. La memoria episodica richiede l'attivazione cosciente (cioé l'eccitazione, da parte delle strutture nucleari del tronco enecefalico) di schemi immagazzinati di connessioni corticali che rappresentano eventi percettivi precedenti. Gli indirizzari di queste associazioni tra gli schemi corticali immagazzinati e i diversi stati del SELF del tronco enecefalico sono codificati soprattutto nell'ippocampo. Esso è una parte di corteccia primitiva che agisce internamente al lobo temporale, densamente connesso col sistema limbico. La memoria episodica è caricata emotivamente, non è semplicemente immagazzinata, ma vissuta.

OBLIO, Rimozione, Amnesia infantile.

L'esistenza di diversi sistemi di immagazzinamento della MLT ci fa comprendere come le nostre esperienze influenzino il nostro comportamento e le nostre convinzioni senza che noi coscientemente ricordiamo l'origine di queste influenze.  Solo quando viene interessata la memoria episodica siamo in  grado di ricordare esplicitamente un'esperienza. Ci sono alcune ipotesi alla base dell'oblio.

1) Le esperienze stressanti possono colpire il funzionamento dell'ippocampo. La paura determina il rilascio di glucocorticoidi da parte delle surrenali. I neuroni dell'ippocampo contengono una concentrazione elevata di ricettori di questi ormoni che possono produrre un'interferenza momentanea sulla memoria episodica.

2) L'amnesia infantile è spiegata col fatto che l'ippocampo non è completamente funzionale nei primi 2 anni di vita. Le memorie che immagazziniamo nei primi 2 anni di vita prendono la forma di convinzioni (cioé conoscenze di tipo semantico) e di abitudini (di tipo procedurale) e hanno un impatto decisivo sulo sviluppo della personalità, anche se non generano ricordi espliciti di tipo episodico.

L'ippocampo può essere definito come l'unità terminale percettiva del sistema limbico. Attraverso un fascio assonico, il fornice, manda delle proiezioni entro la parte motoria del cervello: l'unità funzionale per la programmazione, la regolazione e il controllo dell'azione. Quando queste strutture sono danneggiate, i vari frammenti di ricordo sono assemblati in modo inappropriato. I sistemi delle emozioni sono coinvolti nell'apprendimento delle conseguenze delle nostre azioni, un apprendimento che ci rende più capaci di predire gli esiti dei nostri atti nel futuro.

Stiamo iniziando a comprendere come le emozioni interagiscono con i processi cognitivi e il modo in cui influenzano l'esperienza cosciente. Le basi anatomiche di queste interazioni sono localizzabili nei lobi frontali ventro-mesiali. All'interno di questa regione cerebrale le vie neurali dei diversi sistemi emotivi sottocorticali interagiscono con i sistemi corticali più "cognitivi" dei lobi frontali. Le lesioni di queste aree cerebrali recano all'incapacità di apprendere le emozioni e causano una limitata capacità di giudizio e scarso discernimento nel prendere decisioni. Le lesioni frontali ventro-mesiali danneggiano la fonte affettiva della conoscenza, di importanza cruciale per l'apprendimento e la soluzione di problemi.

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Cap 7 


Cap 9 Il sé e la neurobiologia della psico-analisi.


Il tronco encefalico (bulbo, ponte e mesencefalo) è la parte filogeneticamente più antica del cervello. 

Il cervello viscerale governa lo “stato” e il “tono” di attività del cervello: qualità che noi percepiamo soggettivamente come lo sfondo della nostra consapevolezza cosciente, cioè come la pagina su cui vengono trascritti i contenuti mutevoli della percezione (e del pensiero), una coloritura che infonde una “qualità” particolare di sensazione.

La sorgente interna da cui origina la nostra coscienza riflette lo stato attuale del nostro corpo o, meglio, lo stato attuale dei nostri bisogni interni.

La sorgente esterna è il mondo intorno a noi. 

Un’unità di coscienza, cioè un singolo attimo di consapevolezza consiste nell’abbinamento di uno stato momentaneo del sé nucleare con gli oggetti in quel momento presenti nell’ambiente circostante. Questa è la coscienza nucleare.

L’essenza della coscienza è, pertanto, una relazione: “Io mi sento in questo modo in relazione a questo”. I nostri sentimenti (le nostre fonti interne di coscienza) sono sempre definiti in relazione agli oggetti dei nostri bisogni (le sorgenti esterne della coscienza). La coscienza ci dice ciò che sentiamo sulle cose.

La ricezione, l’analisi e l’immagazzinamento delle informazioni, nonché la programmazione, la regolazione e il controllo delle azioni non dipendono dalla coscienza. Noi eseguiamo  prevalentemente in modo inconscio queste funzioni.

La consapevolezza cosciente nella sua essenza, impartisce delle priorità basate su un senso di valore (NDR identificazione di priorità come capacità inibitoria di pensieri e azioni più reattivi)


Le memorie ereditate (sistemi di comando). 

Ci sono dei sistemi di comando relativi alle emozioni di base che ci permettono di rispondere in maniera automatica a eventi biologicamente rilevanti. Sono connessioni che collegano alcuni stati affettivi con certe classi di percezioni che a loro volta innescano programmi motori pre-preparati. Si tratta di 4 sistemi:

quello della ricerca (insieme al sottosistema del piacere), quello della rabbia-ira , quello della paura-angoscia e quello del panico (o dell’angoscia da separazione). Tali sistemi maturano in ciascun individuo in un particolare contesto ambientale. Noi sappiamo che ogni cosa che causi sensazioni di dispiacere deve essere evitata, ma le cose che effettivamente provocheranno disagio devono essere riscoperte da ciascuno di noi. Ognuno di noi deve sviluppare la propria classificazione individuale degli oggetti buoni e cattivi presenti nel mondo. Attraverso interazioni complesse tra i nostri geni e l’ambiente specifico nel quale avviene la nostra maturazione sviluppiamo una visione personale e del tutto unica del mondo.

La maggior parte di quello che facciamo dipende da sistemi di memoria impliciti, da un passato biologico (es. sistemi di comando ereditati) e da un passato personale immagazzinato solo parzialmente nella memoria episodica. La coscienza ha delle influenze inconsce. La coscienza estesa si estende al di là della nostra esperienza immediata attraverso la capacità di replicare, rivivendole, le reminiscenze di momenti passati di coscienza, contenute nella memoria episodica. E’ l’ippocampo la sede degli indirizzari delle associazioni tra stati del sé e oggetti del mondo esterno che abbiamo caratterizzato come buoni o cattivi.


Il sé.

Ai suoi livelli più bassi di organizzazione, a livello della coscienza nucleare, il sé primario o SELF è una struttura del tronco encefalico, la sorgente interna della consapevolezza di essere vivi. Essa non è solo un sistema percettivo, ma fondamentalmente un sistema motorio. Prima di tutto perché lo scopo principale delle emozioni è guidare l’azione; secondariamente, lo scopo fondamentale della coscienza è la percezione delle emozioni, ossia di un “corpo scosso” e, quindi, essa guida le azioni sulla base di un’attribuzione di valori. Quando si è sottoposti a sistemi di comando primitivi tale attribuzione di valori comporta una risposta perentoria, innescata da programmi motori stereotipati (ossia genera dei comportamenti riflessi e istintivi) che hanno il carattere della compulsività. A questo livello primitivo il Sé è ancora un meccanismo passivo. Sebbene inneschi dei programmi motori è  dominato da ciò che Freud chiamava “coazione a ripetere”, è privo di libero arbitrio. Ma gli esseri umani sanno anche distinguersi dagli altri animali in quanto sono capaci di ricorrere alle loro capacità inibitorie. Dal punto di vista neuro-scientifico, paradossalmente, l’essenza del libero arbitrio sembra essere la capacità di inibizione, basata su meccanismi localizzati nei lobi frontali che ci permettono di reprimere le compulsioni stereotipate codificate nei nostri sistemi di memoria ereditati e in quelli acquisiti su base emozionale. I lobo pre-frontali inibitori sono la sede dove si radica l’essenza della natura umana.

Sebbene a volte prendere decisioni in modo rapido sia un vantaggio evolutivo, altre volte è più vantaggioso inibire tali decisioni a favore dell’uso di un’altra facoltà: il pensiero. Esso risulta dall’attivazione dei programmi dell’azione prevista inibendone l’uscita motoria. 

I lobi frontali maturano dopo la nascita principalmente attorno all’età di 2 e di 5 anni. La loro crescita continua nei primi 20 anni di vita. Essi risentono molto degli influssi dell’esperienza e, in particolare, degli influssi educativi delle figure parentali nel corso dei primi anni, i più critici per il loro sviluppo. Risentono prima di tutto di ciò che i genitori fanno, ma, in secondo luogo, anche di ciò che essi dicono. Si sviluppano attraverso l’internalizzazione degli atti e delle parole dei genitori. E’ interessante sapere, infatti, che una scimmia che osserva un’altra che compie una determinata azione attiva dei neuroni motori che scaricano con le stesse modalità di quelli della scimmia osservata. Per analogia, sembra essere questo il meccanismo attraverso cui i bambini internalizzano il comportamento dei loro genitori (se si osservasse la stessa cosa per quel che riguarda i sentimenti, ossia l’attivazione di neuroni analoghi del sistema emozionale in chi osserva una persona colpita, ad esempio, da un lutto, e nella persona stessa che l'ha subito, si dimostrerebbero le basi neurobiologiche dell’empatia). I bambini internalizzano anche ciò che i genitori dicono trasformando le proibizioni in inibizioni. La subordinazione del comportamento a istruzioni verbali internalizzate sembra essere a sua volta una funzione dei lobi frontali. 

In questo modo si riesce a interporre il pensiero tra l’impulso e l’azione.

NDR interporre ta l'impulso e l'azione il pensiero che può portare anche alla pietà 


La psicopatologia è l’incapacità da parte del sé di governare in modo appropriato i propri sistemi di azione. Semplificando, si potrebbero trovare 2 tipologie di fattori:

1)    gli eccessi costituzionali di impulsi

2)    i deficit dei meccanismi di inibizione.

La psico-analisi.

E’ un mezzo per rafforzare l’Io attraverso l’estensione della sua sfera d’influenza sulle 2 entità tra le quali è interposto: da una parte l’Es (che equivale grosso modo ai sistemi di comando delle emozioni di base), dall’altra la realtà (che l’Io controlla attraverso i sistemi percettivi e motori).

L’Io, ossia la parte della mente esecutiva, razionale e legata alla realtà anche secondo Freud non è che in parte conscia. La capacità funzionale fondante dell’Io non è tanto quella relativa alla coscienza quanto quella che riguarda l'inibizione. Questa capacità inibitoria era per Freud la base del pensiero “secondo il processo secondario”, contrapposto all’attività mentale libera che caratterizza il processo primario del pensiero.. E’ questa proprietà (piuttosto che quella della coscienza) che dà all’Io di Freud, ovvero al Sé autobiografico di Damasio, il controllo esecutivo sulle funzioni altrimenti automatiche e biologicamente determinate della mente.

La psico-analisi rafforza l'Io invertendo il processo di rimozione. La rimozione, infatti, richiede un’esclusione di parti della mente dalla sfera funzionale di influenza dell’Io. Con la psico-analisi si può riuscire ad esercitare sul rimosso gli influssi inibitori del processo secondario riconducendolo sotto il controllo più flessibile dell’Io. I lobi frontali sono in grado di integrare le informazioni relative alla situazione ambientale e viscerale contingente con tutte quelle (derivate dalle precedenti esperienze) immagazzinate nelle varie parti del cervello e, quindi, di calcolare il piano d’azione migliore prima di eseguire una risposta motoria.

La rimozione è dannosa perché cortocircuita il processo descritto (NDR vedi Habermas e l’interesse emancipativio). La psico-analisi ha lo scopo di estendere la sfera funzionale di influenza dei lobi prefrontali. Si è dimostrato attraverso le tecniche di visualizzazione cerebrale funzionale che:

1)    essa altera l’attività funzionale del cervello;

2)    che i cambiamenti specifici sono correlati con i risultati terapeutici;

3)    che questi cambiamenti sono localizzati essenzialmente nei lobi prefrontali.

La Psico-analisi usa il linguaggio che è uno strumento potente per stabilizzare delle connessioni di ordine astratto, riflessivo e, quindi, sovra-ordinato, tra gli elementi più concreti della percezione e della memoria, subordinando, così, il comportamento a programmi selettivi di attività.

La psico-analisi si avvale dell’internalizzazione il cui maggior potere trasformativo può essere artificialmente attivato dalla natura regressiva della relazione di “transfert”(quel processo psicologico per cui il malato trasferisce sull’analista degli atteggiamenti affettivi prima diretti ad altre persone).


Cap 10 Il futuro della psicoanalisi.


Anche nell'ambito delle scienze dell'apparato mentale le leggi e le teorie sono astrazioni, entità virtuali che possono essere inferite solo attraverso le osservazioni. Ma l'apparato mentale ha un attributo unico nel suo genere: è quella parte di natura che noi stessi occupiamo, nella quale rappresentiamo noi stessi. Nella posizione singolare in cui ci troviamo possiamo comprendere cosa si provi ad essere un apparato mentale. Perciò la memoria, le emozioni, la coscienza... possono essere studiati anche dalla prospettiva delle sensazioni provocate dall'essere dotati di questi sistemi. Abbiamo quindi il vantaggio di poter ricorrere sia alla prospettiva oggettiva delle neuroscienze che a quella soggettiva della psicoanalisi per intergrarle in modo armonico.

L'esperienza e i vissuti sono per loro natura soggettivi, osservabili solo dal soggetto stesso. C'è una sproporzione di affidabilità rispetto ai dati raccolti dalle neuroscienze. Ma la realtà non è sinonimo di visibilità. I sentimenti sono reali, essenziali per comprendere chi siamo. La complessità e le difficoltà del mondo interno dell'esperienza soggettiva sono parte integrante della mente e del suo funzionamento. Ma la psicoanalisi è ormai arrivata all'estremo delle possibilità raggiungibili con i suoi strumenti. E' quindi il momento di ritrovare un punto di contatto con la biologia e di ricorrere a metodi più affidabili di osservazione, a un maggior controllo, all'associazione con osservazioni comportamentali. Occorre trovare un metodo che consenta che le 2 serie di osservazioni, quella psicoanalitica e neuroscientifica, si riferiscano alle stesse componenti della realtà. Esempio: metodo clinico-anatomico; psicofarmacologia: la correlazione tra le variabili neurochimiche e quelle psicoanalitiche.

Le tecniche di visualizzazione cerebrale hanno certo la possibilità di riuscire a visualizzare i correlati neurali delle entità mentali, ma hanno il limite di non riuscire ad attivare artificialmente tali entità mentali.


ho saltato il riassunto dei capitoli 6 e 8. Sintesi del cap. 7 per capire molto di più sui disturbi della  identificazione sessuale  

FINE