Introduzione
Esiste una quantità di beni umani importanti (come la salute, l'istruzione, l'acqua potabile, le fognature, la sicurezza, l'alloggio, il cibo..) che sono distribuiti in modo fortemente disuguale tra i diversi Paesi del mondo. E' vero che le differenze esistono anche all'interno dei singoli Paesi, ma sono meno accentuate rispetto a quelle che si riscontrano tra i vari Paesi. Le nostre principali teorie della giustizia non ci aiutano sul piano internazionale perché considerano come unità di base per la loro riflessione lo Stato-nazione. Tutto si gioca entro quei confini. E anche il diritto internazionale è quasi muto su questi temi.. Non abbiamo un'idea chiara su quali doveri abbiamo nei confronti degli altri Paesi e su chi sia il soggetto (il singolo cittadino o lo Stato) che debba farsene carico. L'opinione comune è che abbiamo degli obblighi verso chi ci è vicino, appartiene alla nostra famiglia o alla comunità di cui ci sentiamo parte, verso chi condivide con noi pratiche umane. Tuttavia, questa asimmetria ragionevole tra doveri verso la propria comunità e doveri verso altri non deve generare conseguenze anti-cosmopolitiche forti. Noi e le nostre istituzioni abbiamo degli obblighi anche nei confronti delle persone che vivono in altre nazioni.
I doveri di giustizia
Secondo Cicerone i doveri di giustizia sono distinguibili in 2 componenti. Prima di tutto la giustizia richiede di non causare danni a nessuno, non aggredire, violentare o stuprare. Richiede, inoltre, che ciascuno adoperi le cose comuni come comuni e le private come private. I diritti di proprietà, quindi, vanno rispettati perché è giusto farlo. I doveri di giustizia secondo Cicerone sono universali. In sintesi, si tratta di non aggredire e di non derubare.
I doveri di aiuto materiale
I doveri di aiuto materiale verso gli altri sono diversi da quelli di giustizia definiti prima da Cicerone.
Devono soddisfare i seguenti criteri: i doni non devono causare danni; non devono impoverirci; devono essere adatti alle condizioni di chi li riceve.
Prima di tutto vengono i doveri verso i genitori e la Repubblica, per motivi di gratitudine in relazione ai benefici che abbiamo ricevuto da loro. Poi vengono i figli, i parenti, gli amici... in base al bisogno e al grado di dipendenza.
Una teoria latente del bene
L'asimmetria tra il dovere di giustizia e di aiuto materiale potrebbe essere spiegata attraverso la tesi dello stoicismo. Per gli stoici i beni materiali sono irrilevanti ai fini di una vita autenticamente buona. Perciò possiamo non occuparci di beneficienz. La generosità dei nostri doni non è necessaria per un'autentica fioritura umana. Al di là di quanto affermano gli stoici, comunque, è innegabile che le condizioni materiali influiscano su ciò che si diventa capaci di fare e di essere, che le paure, i desideri, l'intelligenza, la volontà, le speranze stesse sono plasmate dalle circostanze materiali in cui ci si trova. E che quindi i beni materiali, almeno fino a una certa soglia essenziale, sono importanti per la vita delle persone. Sembra che A. Smith, con la sua fiducia nell'andamento del mercato in assenza di vincoli, creda che i poveri possano mantenere intatta la loro dignità, in conformità col pensiero stoico.
E' sostenibile questa distinzione tra doveri di giustizia e doveri di aiuto materiale?
Una giustificazione usuale alla base di questa distinzione deriva dal fatto che, a differenza dei doveri di giustizia, i doveri di aiuto materiale comportano spese monetarie. Si può, però, obiettare che anche il problema della sicurezza delle persone e delle loro proprietà richiede investimenti in denaro. Pure eserciti e armamenti concorrono alla sicurezza e comportano spese allo stesso modo in cui sono richiesti investimenti dallo Stato sociale per alleviare la povertà e la fragilità. Se ci importa qualcosa dei doveri di giustizia dobbiamo preoccuparci dell'aiuto materiale. Per riuscire a sostenere le spese che questi doveri comportano occorre redistribuire risorse dai Paesi ricchi a quelli poveri. Occorre pagare all'Onu i contributi per la cooperazione internazionale, almeno quelli pattuiti che sono sistematicamente traditi da molte nazioni. I doveri di giustizia implicano non solo il non commettere ingiustizia, ma anche, potendo, intervenire per respingere l'ingiustizia da coloro che la patiscono. La distinzione che comunemente si fa tra diritti civili e sociali, ossia che gli uni impongono semplicemente l'astensione da atti di aggressione e di rapina, gli altri comportano degli interventi attivi e l'impiego di risorse è, quindi, criticabile. Inoltre, così come la violenza subita è un torto che bisognerebbe impedire, pure la povertà estrema e la mancanza di cibo dipendono da torti, anche se ci è difficile individuare i colpevoli. (vedi principio di rettificazione proprio del libertarismo).
Bisogna, quindi, sia cercare di rimediare che di rimuovere le cause. A proposito della dignità umana, c'è qualcosa, negli esseri umani, che resiste agli attacchi della sorte più avversa. Ciò dà fondamento ai nostri doveri morali, alla eguaglianza di rispetto che dobbiamo riservare a tutti gli esseri umani. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che le cose che contano per la vita umana possono essere profondamente colpite dall'avversità della sorte. Non creano, però, differenze nel valore umano fondamentale. (ndr Vedi gli errori della meritocrazia). La dignità umana, propria di tutti gli esseri umani, non è in discussione. Essa, però, può essere svilita, imbrattata dalle circostanze della vita. Forse, allora, la ragione più profonda dei nostri doveri morali nei confronti di ogni essere umano consiste nella potenzialità, innata di ciascuno di noi, di sviluppare capacità umane di alto livello. Questa facoltà, tuttavia, può essere contrastata nel suo sviluppo, tanto che la capacità di ragionare, la socievolezza, la coscienza non maturano mai completamente o sono bloccate sul nascere. NDR si possono anche perdere, esistono regressioni terribili (ad esempio analfabetismo di ritorno, anaffettività da mancanza di esercizio...)
Cosa rimane?
Oggi, nella storia della filosofia, abbiamo troppe teorie dei diritti di proprietà in competizione tra loro. Le istanze di proprietà dovrebbero sempre essere provvisorie e valutate congiuntamente con le istanze di bisogno. Il bisogno è una fonte legittima di istanze morali cui devono rispondere i singoli cittadini e gli Stati.
NDr lo slogan via le mani dalle tasche degli italiani è offensivo perché ci prende per stupidi. Gli italiani non sono tutti ricchi allo stesso modo, le dimensioni delle loro tasche variano enormemente. Mentre si dovrebbe mettere qualcosa di consistente nelle tasche dei più poveri, è moralmente giusto prendere qualcosa dalle tasche dei più ricchi
Devono progredire le istituzioni statali che promuovono e consolidano la nostra umanità (istruzione, salute, urbanistica, ecologia, arte...)
Conclusione
Quando ragioniamo sul piano internazionale, le difficoltà di assegnare i doveri crescono a dismisura. I bisogni sono tanti, e tanti sono i soggetti che danno e che ricevono, con i relativi diversi livelli di organizzazione.
Occorre un contributo della ricerca nell'ambito delle teorie per un giusto trasferimento tra nazioni. E dobbiamo anche arrivare a una maggiore chiarezza su ciò che implicano questi doveri: l'equità, un principio di differenza (come secondo J. Rawls), un livello soglia essenziale per i beni fondamentali...